Brasile
Si estende
la
protesta di massa
Il Pstu (Lit) in
prima fila nella lotta
Le strade di molte città del Brasile sono in
queste ore invase da decine di migliaia di manifestanti - in gran parte giovani
studenti o lavoratori precari - che si battono contro l'aumento delle tariffe
del trasporto pubblico, ma anche per rivendicare un futuro diverso di quello che
il capitalismo offre loro. Una mobilitazione che si è unita alle proteste contro
il governo di Dilma Rousseff (il governo del Pt di Lula) per le spese faraoniche
per l'organizzazione dei Mondiali di calcio del 2014: mentre il governo
privatizza la sanità e chiude gli ospedali pubblici (con larga parte della
popolazione brasiliana che non ha copertura sanitaria), mentre vengono tagliati
i finanziamenti all'istruzione pubblica, Dilma investe miliardi per un evento
sportivo.
La repressione
brutale...
Le mobilitazioni sono iniziate la prima
settimana di giugno. Il 10 e l'11 giugno, prima a Rio de Janeiro e poi a San
Paolo, sono scese in piazza migliaia di studenti e giovani lavoratori per
protestare contro l'aumento delle tariffe del trasporto urbano. Importanti
risultati immediati sono stati ottenuti con la lotta fin dall'inizio:
a Porto Alegre, Natal e Goiânia le proteste sono riuscite a bloccare il rincaro
delle tariffe.
La repressione è stata da subito brutale: a Rio la polizia ha
arrestato 31 persone, a San Paolo sono state utilizzate le forze di polizia
speciali che hanno sparato lacrimogeni e pallottole di plastica ad altezza
d'uomo dando dato vita a una vera e propria caccia all'uomo nel cuore della
metropoli. Anche qui sono state arrestate circa 20 persone.
Il governatore
dello Stato di San Paolo (Alckmin, del PsdB, partito di destra) ha elogiato la
repressione e ha bollato i giovani come "vandali" e "rivoltosi". Non diverse
sono state le reazioni di esponenti del Pt di Dilma e Lula, che hanno appoggiato
la repressione (come il sindaco di San Paolo, Fernando Haddad, esponente del Pt,
che ha ringraziato la polizia). Il ministro della giustizia del governo Dilma,
Eduardo Cardoso, ha dichiarato alla stampa di aver ordinato alla polizia
federale di reprimere le proteste. Gli organi di informazione borghesi hanno
avviato una campagna contro i giovani manifestanti, riprendendo gli epiteti del
governatore Alckmin: "sono dei vandali".
...ma la
protesta non si ferma e cresce!
La repressione ha avuto come unico effetto
quello di fomentare la protesta. Ai giovani studenti si sono uniti importanti
settori popolari e sindacali: in primo luogo la Csp-Conlutas, la più grande
confederazione sindacale di classe dell'America Latina (3 milioni di aderenti),
promotrice della Rete Sindacale Internazionale di Solidarietà e di Lotta nata a
Parigi la scorsa primavera. Anel, il sindacato studentesco che aderisce alla
Csp-Conlutas (e che ha da poco celebrato il suo III congresso, con la
partecipazione di migliaia di studenti: si veda l'articolo pubblicato sul numero
in uscita di Progetto comunista), è alla testa delle proteste
studentesche.
Il sostegno dei lavoratori e di settori popolari e di lotta ha
rafforzato la protesta: dopo giorni di mobilitazioni continue, il 17 giugno sono
scesi in piazza 100 mila persone a Rio de Janeiro, 65 mila a San Paolo, 50 mila
a Belo Horizonte, 20 mila a Porto Alegre, 15 mila a Belem, 10 mila a Brasilia e
così in decine di città del Brasile. A Brasilia centinaia di studenti e giovani
lavoratori sono riusciti a sfondare il cordone della polizia e a occupare il
tetto del Parlamento al grido di "il parlamento è nostro" e "facciamo come in
Turchia!". Mentre scriviamo, la protesta non si ferma e si estende a macchia
d'olio: non si vedevano in Brasile manifestazioni così imponenti da oltre
vent'anni.
Il Pstu in
prima fila nelle proteste
Il Pstu (la sezione brasiliana della Lega
Internazionale dei Lavoratori-Quarta internazionale, di cui il Pdac è sezione
italiana) è in prima fila nelle proteste. Per le strade di tutte le città del
Brasile nei cortei oceanici sventolano le bandiere rosse dei nostri compagni
brasiliani. Non solo: i militanti del Pstu hanno reso possibile l'unificazione
delle proteste studentesche con settori importanti della classe lavoratrice e
dei movimenti di protesta popolare. Molti settori studenteschi che stanno
dirigendo le manifestazioni di questi giorni hanno tra i loro dirigenti
militanti del Pstu.
Il Pstu è un partito radicato, d'avanguardia e con
influenza di massa, che dirige importanti settori della classe operaia
brasiliana: da quando è nato, nel 1972, ha guadagnato progressivamente
un'influenza crescente, costruendosi come partito di militanti, sulla base del
proprio programma rivoluzionario, trotskista, e mantenendo sempre una posizione
di ferma opposizione di classe ai governi di fronte popolare di Lula e Dilma:
governi che hanno favorito investimenti di capitale straniero (si pensi alla
Fiat) in cambio della progressiva dismissione di diritti sindacali. Anche grazie
a una politica di concessioni caritatevoli agli ampi settori di
sottoproletariato presenti in Brasile (si calcola che siano più di 12 milioni
gli abitanti delle favelas) tramite la cosiddetta "Bolsa família" (una
sorta di assegno caritatevole elargito alle famiglie più povere), i governi di
fronte popolare sono riusciti a mantenere il controllo delle masse: un controllo
che ora, per la prima volta, comincia seriamente a vacillare. Lo stesso tanto
decantato "miracolo" dell'economia brasiliana (che tanto ha entusiasmato da
sempre anche la sinistra governista nostrana) si sta progressivamente
sgretolando: le contraddizioni di un'economia dipendente dagli investimenti
delle multinazionali stanno esplodendo.
Oggi in queste imponenti proteste di
massa svolgono dunque un ruolo fondamentale i compagni del Pstu del Brasile, che
in questi anni di relativa pace sociale hanno costruito un'influenza sui settori
di avanguardia della classe operaia e delle lotte popolari (si pensi al ruolo di
direzione svolto nella celebre ribellione della favela di Pinherinho lo scorso
anno; o alla presenza massiccia tra gli operai della General
Motors).
Unità
internazionale delle lotte!
Gli slogan che gridano i giovani per le
strade delle città brasiliane sono slogan internazionalisti: "Facciamo come in
Grecia! Facciamo come in Turchia! Riprendiamoci il futuro!". E particolarmente
importante è il fatto che i militanti di Red (la sezione turca della Lit-Quarta
Internazionale) in Turchia stanno diffondendo comunicati di solidarietà alla
lotta in Brasile e al Pstu: un esempio di solidarietà internazionale che
dimostra l'importanza di costruire e rafforza un'organizzazione politica su
scala internazionale per dirigere e unificare le lotte contro il sistema
capitalistico e l'imperialismo. E' il compito che si pongono i compagni del Pstu
in Brasile, i compagni di Red in Turchia, i compagni del Pdac in Italia, insieme
a decine di altri partiti in Europa e nel mondo che aderiscono alla Lega
Internazionale dei Lavoratori - Quarta Internazionale.
Nella foto
uno spezzone del Pstu (sezione brasiliana della nostra Internazionale, la Lit)
in una delle
imponenti manifestazioni.
Nella foto l'occupazione del parlamento da parte dei
manifestanti.