La lotta dei lavoratori può aprire nuovi scenari per la lotta di classe

Contrariamente a quanto falsamente fatto intendere da tutta la stampa borghese, come già abbiamo rilevato in un precedente articolo, tutti gli indicatori di costi operativi dell’azienda (dal costo del lavoro all’indice del costo per passeggero per km) non solo sono in linea con quelli delle altre compagnie europee di riferimento (Air France-Klm, Lufthansa, British airways), ma sono spesso più bassi. E la crisi non è neppure imputabile allo sviluppo dei vettori low cost, che pure certamente in questi ultimi 20 anni hanno cambiato sensibilmente il trasporto aereo. La verità è che non c’è stata la volontà politica di salvare la compagnia di bandiera, anzi si è puntato al suo fallimento e smembramento.
La realtà, che pochissimi conoscono, se non gli "addetti ai lavori", è che le compagnie low cost vengono pagate dagli enti aeroportuali per mantenere le rotte, ad esempio Ryanair pretende una percentuale sui ricavi dei negozi negli aeroporti, oltre a ricevere finanziamenti diretti anche dalle regioni. È inutile quindi parlare di mercato del trasporto aereo, quando si decide politicamente di finanziare una compagnia che sfrutta brutalmente i lavoratori, che paga le tasse in Irlanda, piuttosto che investire nell’Alitalia, dimostrando di ritenere il trasporto aereo un servizio pubblico importante.
Nazionalizzare l’Alitalia è non solo possibile, ma anche auspicabile, nella prospettiva di migliorare il settore del trasporto aereo in Italia, sia da un punto di vista di condizioni dei lavoratori (sia lavorative che salariali), sia dal punto di vista dei passeggeri, con servizi migliori e più economici. A patto però di mettere in discussione anche l’attuale sistema aeroportuale privatizzato italiano: rinazionalizzare gli aeroporti è imprescindibile per gestire centralmente tutti gli “incentivi” che vengono corrisposti alle varie compagnie. A questo si accompagnerebbe, necessariamente, la fine della liberalizzazione dei servizi di terra (o handling), che ha portato solo alla compressione dei salari e al peggioramento delle condizioni lavorative.
La nazionalizzazione è l’unica soluzione per salvare il settore del trasporto aereo in Italia, ma chiaramente è una soluzione che il governo non vuole accettare. Ecco perché nello sciopero del 16 deve chiamare direttamente in causa le politiche governative sul trasporto, deve scontrarsi direttamente col governo, che fino a ieri era sordo alle richieste e alle proposte dei lavoratori e oggi prova maldestramente a elemosinare il ritiro dello sciopero.
La lotta in Alitalia può diventare un passo fondamentale nella lotta di classe del nostro Paese: da diversi anni a questa parte è la prima vertenza di una certa importanza che -a condizione di essere diretta ascoltando le esigenze dei lavoratori in lotta e non le esigenze burocratiche e ponendo la vertenza nella giusta prospettiva rivendicativa (che deve essere non meramente aziendale, ma più generale)- può vincere, ribaltando non solo una privatizzazione fallimentare, ma convincendo i lavoratori che le privatizzazioni non sono una soluzione ai problemi né loro, né dell’economia, e che quindi bisogna lottare contro di esse. Una prospettiva fondamentale, dato che nei prossimi anni il governo pianifica di privatizzare le principali aziende del trasporto pubblico locale.
La classe lavoratrice deve lottare per vincere, potrebbe così stabilire un pericoloso precedente per i padroni borghesi: dimostrando che le aziende private devono essere salvate non svendendo i lavoratori e tutelando i parassiti, ma facendo pagare a padroni e manager i costi della riorganizzazione produttiva necessaria a mantenere le aziende funzionanti nazionalizzandole e ponendole sotto il controllo dei lavoratori. Dobbiamo dimostrare e ricordare alla classe operaia che è perfettamente in grado di gestire la produzione secondo l’interesse generale della società, senza bisogno di capi, azionisti e padroni.