
Un successo per questa iniziativa che, nata a metà dicembre con l'assemblea di Cassina de' Pecchi (Milano), continua a raccogliere adesioni nel mondo operaio e sindacale, in particolare tra le realtà più combattive che si sono affacciate alla lotta in questi ultimi mesi. Non a caso tra i relatori era presente Mohamed Arafat del Si Cobas, protagonista e portavoce della lotta portata avanti dai lavoratori delle cooperative di facchinaggio che lavorano in appalto per Ikea. Al tavolo dei relatori hanno partecipato la compagna Fabiana Stefanoni del Coordinamento nazionale No Austerity, Davide Molinari del Collettivo Autonomo Studentesco di Modena e Paolo Ventrella, delegato Fiom in Ferrari. La platea era straripante: quasi un centinaio i presenti arrivati da diverse realtà di lotta emiliane e soprattutto (ma non solo) dal nord Italia; molti hanno dovuto rimanere in piedi.
A differenza della Grecia, dove gli scioperi generali sono all’ordine del giorno, in Italia siamo ancora in una fase in cui molte vertenze vengono portate avanti senza alcuna connessione tra loro. No Austerity vuole essere un punto di connessione di tutte quelle lotte e vertenze che sono in atto, o ci sono state, nonostante le burocrazie sindacali abbiano lavorato per spegnerle e frammentarle.
Quando tocca a Mohamed Arafat intervenire, i compagni presenti in sala vengono subito attratti dalla sua esperienza. Mohamed, lavoratore egiziano, ha parlato a nome del Coordinamento in sostegno alle lotte dei lavoratori delle cooperative. Arafat ha presentato la dura lotta nel mondo delle cooperative di facchinaggio che seguono in appalto i magazzini Ikea. Questa realtà è quella di un intero settore in cui lavorano perlopiù immigrati, un settore che comprende l’intero comparto nazionale legato alla logistica. Qui operano cooperative che gestiscono i magazzini e il movimento merci in appalto per i grandi nomi come Tnt e Gls, solo per citarne alcuni.
Mohamed, che lavora per Ikea tramite una coop in appalto, si è organizzato con i suoi compagni più combattivi nel Si.Cobas, piccolo sindacato forte nel settore. In questo modo, partendo da una situazione di assoluto ricatto e sfruttamento generalizzato, sono riusciti a mettere in difficoltà i padroni che li hanno sempre trattati alla stregua delle stesse merci che trasportano. Arafat ha spiegato che la loro forza è stata quella di mettere in campo forme di lotte alternative rispetto allo sciopero-passeggiata che contraddistingue i sindacati confederali. I lavoratori, non accettando nessun compromesso al ribasso e non piegando la testa di fronte alle minacce, hanno risposto con il blocco dei camion davanti i cancelli impedendo così la circolazione delle merci. Anche se inizialmente la lotta era basata su una mera rivendicazione salariale, si è andati oltre chiedendo la reale applicazione del contratto collettivo nazionale, ma è a questo punto che i lavoratori si rendono conto che quel contratto non è nemmeno il sogno che si aspettavano. In ogni caso la lotta è andata avanti e si è protratta per tre mesi con un presidio che partiva dalle 5 di mattino e continuava fino a sera. Solo con questa lotta ad oltranza, oggi, i lavoratori della logistica hanno conseguito importanti risultati. È stata rilevante anche l’unità che si è creata tra lavoratori nativi e immigrati: solo così, tutti uniti, i lavoratori delle cooperative hanno ottenuto il reintegro dei compagni iscritti al sindacato che erano stati allontanati dal padrone.
Ma la lotta nei magazzini Ikea è stata vinta anche grazie alla rete di solidarietà che si è creata intorno alla vertenza: Arafat ha sottolineato a sua volta l'importanza di un più stretto coordinamento delle lotte dei lavoratori di diversi settori, ma anche del supporto e della solidarietà ricevuta dagli attivisti del mondo studentesco e da alcune organizzazioni politiche (ricordiamo che le sezioni limitrofe del Pdac hanno portato la loro solidarietà fattiva e militante).
Il distinguo di cui si parlava è relativo al circolo di Rifondazione Comunista di Modena che ha partecipato per esplicitare la propria intenzione di non aderire a No Austerity, questo per "divergenze politiche" (che non sono state né indicate né argomentate) con i promotori. In ogni caso ai compagni del Prc di Modena è stato chiesto in vari interventi di mettere da parte atteggiamenti di chiusura e di portare invece il loro contributo alla costruzione di No Austerity. Adriano Lotito, intervenendo a nome del Pdac (che ha confermato il proprio convinto sostegno a questa esperienza controcorrente), ha auspicato che oltre all'adesione in continua crescita di singoli attivisti di movimento, politici e sindacali, e di lavoratori, il successo di adesioni di tante realtà di lotta possa servire a convincere intere organizzazioni sindacali combattive e altri partiti che si richiamano al movimento operaio ad aderire e sostenere No Austerity per svilupparlo sull'intero territorio nazionale. Per quanto riguarda il Pdac, pur non pensando che si debba né si possa rimuovere le differenze che ci sono tra diversi soggetti politici e sindacali, riteniamo, ha spiegato Lotito, che sia necessaria una convergenza su una piattaforma unitaria di lotta, come è quella sostenuta da No Austerity, in cui, nella piena democrazia del dibattito, ciascuno porti la propria posizione.