Partito di Alternativa Comunista

A MARANELLO MARCHIONNE NON PASSA!

A MARANELLO MARCHIONNE NON PASSA!

 

 La lotta degli operai della Ferrari

contro il "modello Pomigliano"

 

 


a cura del Pdac di Modena

 
fiat picchetto

A Modena sono più di 5000 gli operai impiegati nel gruppo Fiat: Maserati, Ferrari, Fiat New Holland. Dopo l’uscita da Confindustria e la disdetta in tutte le aziende del gruppo degli accordi sindacali, per i 5200 lavoratori della Fiat di Modena è in arrivo dal primo gennaio il famigerato “modello Pomigliano”: turni massacranti, sabati comandati, peggioramento delle condizioni di lavoro, messa in discussione persino del diritto di sciopero.
La stessa esistenza dello stabilimento Maserati di Modena è appesa a un filo: con il trasferimento di gran parte della produzione allo stabilimento di Grugliasco in Piemonte, per gli operai della fabbrica il futuro è decisamente incerto. Ma, se la direzione nazionale della Fiom esita nel rispondere al massacro in corso – limitandosi a convocare scioperi rituali di 8 ore, ad annunciare un referendum abrogativo e percorrendo la strada dei ricorsi in tribunale – alla Ferrari di Maranello gli operai si sono fatti sentire.

Contro Marchionne sciopero prolungato!
Dopo lo sciopero Fiat di 8 ore indetto dalla Fiom il 21 ottobre, i delegati Fiom della Ferrari di Maranello non si sono fermati. La combattiva Rsu interna, in occasione di una partecipata assemblea sindacale, ha deciso di prolungare lo sciopero di altre 40 ore, per respingere i diktat di Marchionne e l’imposizione a tutte le aziende del gruppo Fiat del famigerato modello Pomigliano. E gli operai hanno votato all’unanimità a favore del prolungamento dello sciopero. Le 40 ore di sciopero sono state proclamate in giorni diversi, riuscendo a creare danni consistenti alla produzione. Anche per questo la reazione padronale non si è fatta attendere. Uno dei delegati Fiom, Elvis Fischetti, ha ricevuto una pesante intimidazione da parte dell’azienda che, con un pretesto, lo ha sospeso per un giorno. Nello stesso giorno un operaio della Fiat New Holland di Modena, Francesco Ficiarà, veniva licenziato per la sua lotta all’interno della fabbrica. Ma queste intimidazioni non sono servite a fermare la lotta degli operai, che non si sono lasciati intimidire. Alla Ferrari gli scioperi hanno avuto un’adesione pari al 99% per cento. Molti operai hanno strappato le tessere dei sindacati complici di Marchionne Fim e Uilm. Durante uno degli scioperi, gli operai hanno messo in scena un finto funerale, con tanto di bara, campana e tuniche: “il funerale del contratto nazionale di lavoro”, lo hanno chiamato (v. la foto qui sopra). E la lotta non si ferma!

Una lotta esemplare: Fim e Uilm costrette a piegarsi
La lotta degli operai di Maranello è una lotta emblematica. Prima di tutto, hanno dimostrato con l’esempio concreto che da parte degli operai del gruppo Fiat c’era e c’è la disponibilità alla lotta. L’iniziativa della Rsu interna alla Ferrari di proclamare uno sciopero prolungato è stata sostenuta dagli operai, che hanno risposto positivamente all’appello alla lotta. Come spiegano gli stessi delegati, non c’è stato nemmeno bisogno di organizzare dei picchetti davanti ai cancelli: gli operai che non scioperavano si contavano sulle dita di una mano. Soprattutto, con il loro esempio gli operai della Ferrari hanno dimostrato che, con la lotta e con la forza del sostegno operaio, si possono piegare anche le burocrazie più reazionarie.
Il 21 dicembre, infatti, i sindacati complici di Marchionne, Fim e Uilm, hanno convocato una consultazione-farsa delle Rsu del gruppo Fiat a Modena sul contratto di primo livello firmato separatamente da Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Sindacato quadri. I delegati Rsu Fiom non hanno partecipato al voto ma la cosa significativa è che, nonostante questo, i no sono prevalsi rispetto ai sì! Fim e Uilm provinciali, non accettando lo smacco subito, hanno riconvocato il giorno dopo il referendum-farsa, direttamente sui luoghi di lavoro (al fine di costringere i delegati a partecipare al voto e votare favorevolmente). Ma, se questo ricatto ha funzionato in Fiat Cnh e alla Maserati, alla Ferrari i delegati Fim e Uilm ancora una volta a maggioranza hanno bocciato l’accordo. In Ferrari, quindi, Marchionne non passa! Si tratta di un risultato straordinario, che dimostra che quando il sindacalismo conflittuale chiama i lavoratori a una lotta degna di questo nome si riescono a scompaginare le carte, creando contraddizioni perfino all’interno dei sindacati gialli.

Un esempio da seguire, altro che chiacchiere!
I delegati Fiom della Ferrari hanno fatto altre 4 ore di sciopero il 23 dicembre. Fim e Uilm provinciali a Modena non hanno dato ai lavoratori e alla Rsu Ferrari la possibilità di svolgere un’assemblea retribuita e per questo la Rsu ha convocato lo sciopero: “I lavoratori hanno il diritto di non regalare ore di assemblea alla Ferrari e hanno il diritto di discutere sulla bocciatura dell’accordo Fiat in Ferrari”, recita il comunicato della Rsu Fiom Ferrari. E non finisce qui!
Quello che resta da chiedere è: perché la direzione della Fiom non ha seguito l’esempio degli operai della Ferrari estendendo lo sciopero a tutte le aziende del gruppo? La risposta è che la direzione della Fiom non ha intenzione di mettere in campo una risposta di lotta adeguata all’attacco in corso. La strada dei ricorsi in tribunale appare ridicola e, soprattutto, fa il gioco del padrone. A farne le spese saranno gli stessi operai che, illusi e poi delusi, dal primo gennaio si troveranno a dover subire condizioni di sfruttamento ancora più pesanti. Tutto questo mentre il governo innalza drasticamente l’età pensionabile, aumenta l’iva e l’accise sul carburante, privatizza quel poco che restava dei servizi pubblici. Ma la lotta degli operai della Ferrari ci insegna che la classe operaia non si arrende: ora e sempre resistenza!

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