
Al di là delle prese di posizione forcaiole da parte della maggioranza dei partiti borghesi – dai partiti di destra al Pd al M5S – e del vergognoso silenzio complice dei partiti della sinistra parlamentare (come Sinistra Italiana) non passa inosservata la canea che si sta sviluppando in relazione a questa vicenda. Tutta la stampa italiana, inclusa quella cosiddetta “progressista” (2), sta sbattendo il mostro Battisti in prima pagina.
Nauseanti sono le dichiarazioni di Matteo Renzi, che si scandalizza perché Cesare Battisti, dopo aver dormito due notti sul pavimento di una cella, si è concesso una birra all’aeroporto. Noi, piuttosto, ci scandalizziamo per il fatto che Cesare Battisti sia costretto ancora oggi a fuggire, mentre parlamentari e governanti corrotti (inclusi quelli condannati: Berlusconi vale per tutti!), industriali sfruttatori (inclusi quelli che licenziano per trasferire la produzione all’estero) e banchieri speculatori restano impuniti ai loro posti di potere, a brindare con champagne e vini costosissimi. Ci scandalizziamo per gli articoli e i servizi forcaioli della stampa e delle televisioni italiane, che dedicano le prime pagine e i titoli di copertina al “criminale” Battisti e alle sue presunte vittime, mentre riservano solo invisibili trafiletti alle tante vittime del capitalismo (dai migliaia di immigrati naufragati nel Mediterraneo, ai tanti morti sul lavoro, alle centinaia di donne uccise dalla violenza maschilista). Ci scandalizziamo, infine, per una giustizia indegna di questo nome, sempre prona al servizio dei capitalisti, molti dei quali hanno le mani sporche di sangue (come i Benetton, complici della scomparsa di Santiago Maldonado in Argentina, il cui corpo senza vita è stato appena ritrovato) (3).
Battisti fu arrestato di nuovo nel 1979, nell'ambito di una serie di retate a Milano in seguito all'omicidio di un gioielliere, Torregiani: si trattava di un omicidio che nasceva da un caso di delinquenza comune e che venne utilizzato per colpire il movimento milanese. Battisti fu accusato di coinvolgimento in questo omicidio e, fatto assurdo, di aver partecipato anche a un omicidio che avvenne lo stesso giorno quasi alla stessa ora a centinaia di chilometri di distanza (l'omicidio del macellaio Sabbadin, a Udine). È accusato anche di altri due omicidi e varie rapine. Nel 1981 riuscì a evadere dal carcere di Frosinone dove era rinchiuso e a fuggire prima in Francia, poi in Messico, per poi tornare in Francia e, infine, approdare in Brasile dopo l’accoglimento da parte della Francia della richiesta di estradizione da parte dell’Italia. Vale la pena ricordare che, se fu l’allora ministro leghista della giustizia Castelli a vantare il merito della concessione dell’estradizione, la richiesta era già stata fatta da un governo di centrosinistra (il governo che aveva Bertinotti presidente della Camera e Paolo Ferrero ministro, entrambi allora di Rifondazione comunista).
Una vendetta dello Stato borghese
Da parte nostra, non ci siamo mai fatti illusioni sulla magistratura borghese, sia essa italiana, francese o brasiliana: contiamo solo sulla mobilitazione della nostra classe. Per questo, facciamo appello alle organizzazioni politiche della sinistra di classe, ai sindacati, alle associazioni a esprimersi contro l’estradizione di Cesare Battisti: citiamo ad esempio il congresso della Csp Conlutas in Brasile, che ha espresso solidarietà a Cesare Battisti rivendicandone la piena libertà. Se Battisti vorrà tornare in Italia, dovrà tornarci da uomo libero.
(1) Si veda questa intervista pubblicata su Il Dubbio: http://ildubbio.news/ildubbio/2017/10/14/intervista-cesare-battisti-pieta-tutte-le-vittime-del-terrorismo-non-centro-pm-torturato-mio-accusatore/
(2) “Uno scrittore perseguitato per le sue idee politiche? No, un terrorista pluri-omicida rimasto impunito”, lo definisce senza mezzi termini un articolo sull’Espresso.
(3) Si vedano ad esempio gli articoli e le iniziative pubblicate sul sito www.frontedilottanoausterity.org.
(4) L'utilizzo della tortura dei testimoni nel corso del processo a Battisti è provata da ben tredici denunce, otto da parte di imputati e cinque da loro parenti: i magistrati, guarda caso, "archiviarono" le denunce.