Resistenza a sfratti e sgomberi! Per il diritto all'abitare!

Il Piano casa, oltre a garantire la svendita del patrimonio edilizio pubblico (articolo 3) è stato giustamente contestato per l'abominevole articolo 5, che rappresenta un deciso passo indietro nei diritti democratici: infatti questo articolo stabilisce che “chiunque occupa abusivamente un immobile senza titolo non può chiedere la residenza né l'allacciamento a pubblici servizi in relazione all'immobile medesimo e gli atti emessi in violazione di tale divieto sono nulli a tutti gli effetti di legge".
A ben vedere si tratta di una manovra repressiva dal chiaro carattere di classe: le famiglie, decine di migliaia, che non possono permettersi il pagamento di un regolare affitto e che sono costrette ad occupare stabili peraltro abbandonati e inutilizzati, si vedranno negare non solo il diritto al libero accesso ai pubblici servizi (luce, gas, acqua) ma anche il diritto alla residenza, che a sua volta implica il diritto di voto, all'accesso alla sanità e all'istruzione e a tutti quei servizi erogati dal Comune in cui si è appunto residenti.
Un attacco che va a smantellare addirittura dei diritti sanciti a livello costituzionale, sebbene non crediamo che la carta costituzionale sia quella sacra scrittura di cui tessono gli elogi, socialdemocratici e intellettuali radical chic. Infatti la residenza è precondizione dell'esercizio dei diritti politici, con particolare riferimento all'scrizione nelle liste elettorali e alla possibilità di esercitare l'elettorato passivo. Senza la residenza non è possibile, poi, godere a pieno del diritto alla salute in quanto è condizione per ottenere l'assegnazione di un medico di famiglia e del diritto allo studio in quanto è condizione dell'accertamento dell'obbligo scolastico. Ed infine la residenza legale in Italia è necessario requisito per ottenere la cittadinaza italiana ai sensi dell'art. 9 della L. n. 91/92.
Eppure la popolazione è riuscita a difendersi e a respingere gli attacchi, e nel corso delle successive iniziative sul territorio ha manifestato la chiara volontà di continuare la battaglia contro la violenta repressione dello Stato; repressione avvallata dalla giunta di “sinistra” e “amica dei movimenti” guidata dall'arancione Pisapia (che ebbe alla sua elezione il sostegno di tutta la sinistra, con l'eccezione del Pdac), che ha dimostrato una volta per tutte di essere un braccio operativo del grande capitale e degli affari di Expo2015.
Lottiamo e lotteremo per la nazionalizzazione delle imprese edili affinchè si occupino della restaurazione degli edifici in rovina, per garantire una casa pubblica e di qualità dotata di tutti i servizi di utenza pubblici e igienici essenziali, per evitare sovraffollamenti e scongiurare il pericolo di palazzi fatiscenti o baraccopoli in cui si consumano condizioni di vita disumane.
Per far questo è però necessario inserire queste rivendicazioni in una prospettiva più ampia che metta in discussione il sistema capitalistico nella sua totalità e passi per il suo rovesciamento e per la presa del potere da parte delle masse popolari.
Il prossimo appuntamento per portare avanti la mobilitazione è l'assemblea nazionale convocata a Milano il 21 dicembre.