Il nuovo maggiordomo del papa
E i chierichetti della sinistra
di Francesco Ricci
Nei giorni in cui in Emilia
si seppelliscono gli operai morti sotto i capannoni traballanti costruiti dalla
borghesia assassina, avvengono altri fatti che meritano la nostra attenzione.
A Roma l'imperialismo
italiano celebra, il 2 giugno, i fasti delle sue forze armate e le missioni di
guerra di rapina coloniale in cui sono impegnati i suoi "ragazzi" nel
mondo, a partire dall'Afghanistan, dove continuano i massacri.
Con la scusa del terremoto,
la burocrazia dirigente della Cgil revoca persino quell'innocua parata che
aveva convocato per il 2 giugno, surrogato di uno sciopero generale che non è
nemmeno in calendario, mentre il parlamento borghese approva la "riforma del
lavoro" e la cancellazione dell'art. 18.
Nel frattempo, a Milano, il
vendoliano Pisapia, incarnazione dell'alternanza tra schieramenti padronali
gemelli, anticipazione di quello che sarà un eventuale futuro governo nazionale
dopo Monti, diretto dal Pd col sostegno di Sel e Idv (e Rifondazione al
seguito), si prostra davanti a papa Ratzinger (o Nazingher, secondo la matita
del nostro amico vignettista Spataro).Pochi fotogrammi meglio di
tante parole riassume in cosa consistano le "alternative" e le
"svolte" che la sinistra riformista promette da anni. Giuliano
Pisapia, il sindaco della cosiddetta "rivoluzione arancione", la
"speranza della sinistra milanese" (nonché avvocato milionario del
miliardario De Benedetti), ricambia il sostegno che in campagna elettorale
aveva ricevuto non solo daindustriali e banchieri ma anche da nostra santa
madre Chiesa. Le immagini sono quelle di Pisapia che ascolta, quasi in estasi
mistica, le parole del capo di uno dei più reazionari Stati del mondo, il
rappresentante dei quella Chiesa che è da secoli uno dei migliori puntelli del
capitalismo, con il suo portato di guerre, sfruttamento bestiale dei proletari,
oppressione della donna.
Pisapia ascolta il papa. Poi
un colpo di vento solleva le vesti di quel sant'uomo e allora subito il sindaco
laico e progressista si alza e, prendendo il posto del maggiordomo del papa
(arrestato nei giorni scorsi perché partecipe di un qualche imbroglio
politico-finanziario con vescovi e cardinali), risistema il bavaglino di quello
che tutti i tg della tv pubblica chiamano abitualmente "santo padre".
Considerando che alle ultime
amministrative il Pdac è stato l'unico partito della sinistra che non ha appoggiato
Pisapia né al primo né al secondo turno, sarebbe interessante capire cosa hanno
oggi da dire i dirigenti dei partiti di sinistra che, al primo o al secondo
turno, con convinzione o "criticamente", tutti, senza eccezioni (da
Rifondazione a Sinistra Critica, da Cremaschi alla minoranza del Prc, passando
per il gruppo di Ferrando), hanno sostenuto Pisapia. Quelli più a sinistra (si
fa per dire) magari giiustificando il sostegno con la necessità di "non
separarsi dalle masse" che si erano mobilitate per Pisapia e De Magistris.
Come se il compito di una sinistra vera, comunista, non consistesse appunto nel
contrastare l'ideologia dominante diffusa dai padroni, le false promesse e le
illusioni che vengono di volta in volta alimentate verso i vari Pisapia, De
Magistris, ecc.
Sarebbe interessante sapere
se quei dirigenti hanno oggi qualcosa da dire. Ma probabilmente sono troppo
impegnati nell'accendere ceri per la loro parrocchia. Le elezioni si avvicinano
e, si sa, una poltrona val bene una messa.