Immigrati
Le politiche razziste di Maroni
Lager e respingimenti. L'eredità del centrosinistra
di Adriano Lotito
Adesso non si parla d’altro ed è giusto dunque fare il punto sulla situazione e sulla reazione a dir poco razzista e “militare” del governo.
Come fermare gli sbarchi? La risposta militaresca del governo Berlusconi
Mentre
scriviamo questo articolo migliaia di migranti sono ammucchiati in barconi
malsicuri per arrivare sulle coste italiane, altrettanti uomini, donne e
bambini provenienti dal Nord Africa vengono schedati e perseguitati dalla forze
dell’ordine italiane per poi essere reclusi nei cosiddetti Cie (Centri di
identificazione ed espulsione). Centinaia di militari, agenti della polizia e
altre organizzazioni che Engels avrebbe definito le “bande armate del capitale”
si accingono a preparare i convenevoli per le masse di disperati che si
aggiungono a calcare il territorio italiano inconsapevoli di quel che aspetta
loro.
Il
ministro degl’Interni Maroni è al lavoro per approntare, in combutta con
Frontex, l’agenzia dell’Unione europea per il controllo delle frontiere, le
misure repressive necessarie a “controllare” l’ondata di sbarchi che si è
scatenata nell’ultimo mese. Secondo le dichiarazioni del governo, dall’inizio
dei moti rivoluzionari in Nord Africa sulle coste italiane “sono arrivate 6.300
persone, delle quali 6.200 sono tunisini” aggiungendo anche che “saranno
trattenuti nei Cie fino al nulla osta per il rimpatrio”. In altre parole questi
immigrati verranno rinchiusi per un tempo indeterminato in dei veri e propri
lager privi di condizioni che tutelino i loro diritti e trattati come belve. A
dare man forte a questa politica ci si mette anche il sindaco di Lampedusa,
Bernardino De Rubeis, attualmente indagato dalla Procura di Agrigento per
“istigazione all’odio razziale” a causa di alcune ordinanze emanate contro il
bivacco e l’accattonaggio dei tunisini per le strade del centro abitato.
Inquietanti al punto di degenerare nel grottesco sono invece le dichiarazioni
di qualche esponente della Lega che nelle radio e nelle emittenti locali legate
al Carroccio suggerisce di fermare gli sbarchi con le mitragliatrici. La
situazione che ne emerge non è altro che la ciliegina sulla torta di una lunga
serie di politiche razziste perseguite dai vari governi che si sono succeduti
nel corso degli anni (di centrodestra e centrosinistra).
Centri di identificazione ed espulsione: “Dachau” versione italiana
Ma
come si è arrivati alla creazione di questi famigerati Cie, e soprattutto, in
cosa consistono esattamente? Se volessimo prendere per vero quanto scrive la
propaganda di regime, sembrerebbero degli “alberghi” nei quali gli immigrati godrebbero
di una relativa libertà, accuditi e assistiti dai volenterosi crocerossini.
Peccato però che a volte qualcuno di questi immigrati non manca di far sentire
la propria voce e di mostrare realmente come stiano le cose. Infatti meno di un
anno fa un "clandestino" rimpatriato diffuse un video girato con un
telefonino nel Cie di Bari e nel quale erano raccolte testimonianze a dir poco
agghiaccianti: ferite e lividi sui corpi degli internati, muffa e sporcizia su
muri, coperte e materassi, cibo scadente, sovraffollamento e tante altre
carenze igienico-sanitarie che possono essere riassunte dalle parole di un
altro immigrato: “Meglio il carcere, qui siamo trattati peggio dei cani”.
Nonostante le numerose interrogazioni
parlamentari (fatte in realtà soltanto per ammorbidire l’opinione pubblica) la
situazione invece di migliorare sembra destinata a peggiorare visto i notevoli
problemi di questi giorni in merito al sovraffollamento dei centri. Questi Cie
in realtà non sono nati dal nulla, non sono stati una creazione geniale del
Pacchetto sicurezza targato Maroni, ma trovano le loro origini in un altro
rinomato Ddl conosciuto come Legge Turco-Napolitano. Questo ddl, partorito dal
governo di centrosinistra nel 1997 e passato anche con i voti dei deputati di
Rifondazione Comunista e dei Verdi, prevedeva per la prima volta la costruzione
dei lager per immigrati, allora chiamati Cpt (Centri di permanenza temporanea).
Strano che oggi quei deputati e quei senatori sembrano diventati all’improvviso
dei valenti antirazzisti e non mancano di difendere gli immigrati che hanno
protestato a Brescia e a Milano. Che si siano scordati del loro passato? In
ogni caso non stupisce vista l’ambivalenza che ha sempre caratterizzato questi
partiti socialdemocratici in perenne scissione fra quello che dicono e quello
che effettivamente operano nei palazzi del potere (e non sono i soli: anche
dirigenti di partiti che si definiscono "rivoluzionari" parteciparono
a quella votazione: v. nota 1).
La nostra proposta: abbattimento delle frontiere e libera circolazione
Come
comunisti, noi non possiamo che fronteggiare ed opporci in ogni modo alla
degenerazione razzistica di cui si avverte l’espansione di anno in anno sul
nostro territorio. Una politica razzista che mira chiaramente a rendere più
ricattabili gli immigrati per poterli più facilmente sfruttare nelle industrie
del nord o nei campi del sud controllati dal caporalato. Una politica, quella
perseguita del centrodestra e prima dal centrosinistra, che mira a dividere le
masse popolari e a mettere contro i lavoratori autoctoni da un lato e i lavoratori
immigrati dall’altro, facilitandone dunque l’oppressione e lo sfruttamento
lavorativo.
Il
primo marzo, sciopero nazionale degli immigrati, si è avuta una importante
giornata di lotta in molte città italiane e una delle parole d’ordine era:
libera circolazione. Una parola d’ordine che deve segnare la nostra politica comunista
e di opposizione ai poteri forti del capitale. Al loro nazionalismo rispondiamo
con l’abbattimento delle frontiere. Al loro razzismo rispondiamo con
l’internazionalismo proletario, il marchio di fabbrica che ha sempre
contrassegnato ogni reale politica rivoluzionaria.
NOTE
(1) A votare in parlamento, il 19 novembre 1997, a favore dell'apertura dei Cpt, con voto nominale del Ddl 3240, "Norme sulla condizione dello straniero", c'erano dirigenti che oggi ritroviamo alla testa di vari partiti della sinistra che si proclamano dalla parte degli immigrati: Vendola e Giordano oggi dirigenti di Sel; Pisapia, oggi candidato sindacato di Pd, Sel, Prc (e di De Benedetti) a Milano; Ramon Mantovani e Ugo Boghetta di Rifondazione. Ma la responsabilità non ricade solo sui dirigenti della sinistra governista: tra i parlamentari che votarono a favore dei lager troviamo anche, ad esempio, Edo Rossi, dirigente nazionale (presidente al recente congresso) del Pcl di Ferrando.