Partito di Alternativa Comunista

OPERAI MORTI IN PROVINCIA DI MODENA

OPERAI MORTI IN PROVINCIA DI MODENA:

VITTIME DEL TERREMOTO E DEL PROFITTO

 

 

 

Comunicato delle sezioni del Pdac dell'Emilia Romagna

 

foto terremoto

Una nuova scossa di terremoto stamattina ha portato nuove vittime nella provincia di Modena. Al momento sono più di dieci i morti accertati e proprio mentre scriviamo sentiamo nuove scosse che ci costringono a interrompere.

 

Anche stavolta le vittime sono soprattutto operai, alcuni di loro immigrati. Ancora una volta, sono crollati fabbricati industriali all'interno dei quali lavoravano decine di operai, nonostante fosse certificato il rischio concreto di nuove scosse. Ma i morti non sono vittime di una tragedia naturale: sono vittime del profitto. Come erano stati costruiti questi capannoni industriali? Perché, nonostante l'emergenza in corso, gli operai sono stati mandati a lavorare rischiando la vita?

 

Non a caso, alcune di queste vittime sono immigrati: operai sotto ricatto (perdere il lavoro per gli immigrati significa diventare clandestini e rischiare l'espulsione) che sono stati costretti a entrare in edifici a rischio. Ma il ricatto vale per tutti, immigrati e nativi: il timore di perdere il lavoro, in una situazione in cui il capitalismo in putrefazione non offre prospettive per nessuno, obbliga i lavoratori a lavorare in situazioni precarie, in cui persino la vita è a rischio. Quello che è successo nella in Emilia può ripetersi ovunque.

 

I primi responsabili di queste morti sono gli industriali che, per timore di veder compromessi i loro profitti milionari, hanno obbligato i loro operai ad andare a lavorare in condizioni a rischio. Sono responsabili di aver costruito fabbricati poco sicuri, per risparmiare sui costi di produzione. Sono parimenti responsabili gli industriali del settore edile, che hanno costruito strutture incapaci di reggere in una situazione di emergenza. Pensiamo che la dimostrazione dell'avidità dei padroni sia ben espressa dalle parole dell'amministratore delegato di Ers, l'azienda che sta operando per costruire un megadeposito di gas metano a Rivara, a pochi km da Finale Emilia e Medolla. Queste le sue dichiarazioni, rilasciate a poche ore dalla tragedia, quando era ancora caldo il sangue degli operai morti: "non sono un sismologo, ma abbiamo coinvolto i geologi dell'Università di Catania. La zona rimane a bassa sismicità" (...) "il terremoto è del tutto prevedibile ed inferiore alle previsioni nei nostri studi". L'avidità di profitto degli sciacalli capitalisti non si ferma di fronte a nulla, nemmeno alla tragedia di decine di vite stroncate.

 

Ma altrettanto responsabili sono il governo Monti, il governo regionale (di centrosinistra) e i governi locali. Perché, in una situazione di emergenza, in cui nessuno poteva escludere nuove pesanti scosse, quelle fabbriche erano attive? Perché sono state emesse ordinanze di chiusura delle scuole, ma la stragrande maggioranza delle fabbriche sono rimaste aperte? E soprattutto: quali e quanti accertamenti sono stati fatti nelle fabbriche a rischio? Il sindaco di Mirandola, alla domanda di un giornalista che chiedeva come mai le fabbriche erano aperte nonostante l'emergenza, ha risposto ricordando "le ragioni degli imprenditori colpiti dalla crisi". Monti si è limitato a un ipocrita messaggio di cordoglio e alle visite di ordinanza. Contemporaneamente, in parlamento era in discussione una legge che trasforma in un affare per le agenzie di assicurazione, speculando sulla paura. Soprattutto, annuncia ulteriori aumenti dell'accise sulla benzina, cioè nuovi rincari sulle spalle dei lavoratori.

 

La zona della bassa modenese, ferrarese e mantovana è una zona certificata come zona a rischio sismico da anni. Eppure, proprio in questa zona gli speculatori capitalisti, con il sostegno del governo Berlusconi prima e del governo Monti poi, volevano e ancora vogliono costruire un megadeposito sotterraneo di gas metano. Solo la resistenza degli abitanti della zona ha impedito, fino ad oggi, di realizzare questa assurda opera: altrimenti oggi le conseguenze del sisma sarebbero state ben più gravi.

 

Le sezioni del Pdac dell'Emilia Romagna esprimono la loro solidarietà alle famiglie degli operai morti, agli abitanti della zona e a coloro che hanno contestato il premier Monti, in occasione della sua ipocrita visita nelle terre colpite dal sisma. Crediamo che gli operai morti siano vittime non solo del terremoto, ma anche e soprattutto del capitalismo: un sistema che pone gli interessi economici di pochi al di sopra delle vite umane degli operai è un sistema sociale che va abbattuto e sostituito con un sistema diverso.

 

Facciamo appello alle organizzazioni del movimento operaio a costruire brigate di soccorso da inviare nelle zone terremotate. Pensiamo che sia necessaria la costituzione in queste zone di comitati di lavoratori e giovani per controllare le attività di soccorso e di ricostruzione, sottraendole al controllo degli apparati dello Stato assassino che fanno affari con gli speculatori e con gli industriali responsabili delle morti operaie.

 

Cacciamo il governo Monti, governo dei padroni, governo assassino!

 

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