Tra copertura delle istituzioni borghesi e placet delle gerarchie vaticane
Il coinvolgimento di Ratzinger
Bagnasco e Lombardi mentono sapendo di mentire. Di questo dovrebbero provare vergogna, chiedere scusa e risarcire le migliaia di vittime di preti pedofili. Ma da buoni uomini di potere negano finanche l’evidenza di documenti emanati dalle stesse istituzioni vaticane. In particolare, si fa qui riferimento ad una vicenda giudiziaria risalente agli anni Novanta che riguarda proprio l’allora Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede (l’ex Santa Inquisizione, mandante nei secoli di migliaia di omicidi contro presunte streghe e uomini di cultura scomodi alla Chiesa), Joseph Ratzinger. In quegli anni, in un tribunale del Texas, venne accusato di “cospirazione contro la giustizia” (equivalente al favoreggiamento), per aver coperto numerosi sacerdoti cattolici accusati di abusi sessuali su minori. La posizione processuale di Ratzinger venne poi stralciata, quando fu eletto Papa, su richiesta del governo americano (all’epoca il presidente era George W. Bush), e in qualità Capo di Stato avrebbe goduto di tutte le protezioni e garanzie connesse con la carica.
La pedofilia come strumento di potere
La pedofilia non rappresenta un accadimento casuale nella storia e nella struttura gerarchica della Chiesa. È evidente come questa deviazione del comportamento sessuale sia una conseguenza del celibato coatto e della castità imposti dalle autorità vaticane ai propri affiliati. Fino all’ottavo secolo, i preti non erano obbligati ad osservare questi precetti; successivamente al papato di Adriano II (872) vennero inseriti nell’ordinamento canonico per rispondere a esigenze politiche ed economiche. Sul versante politico, la castità ed il celibato rappresentano il collante più efficace che le gerarchie vaticane hanno a disposizione per poter cementare la propria autorità e costruire un rapporto servo-padrone con i propri subordinati (i preti). Il meccanismo che si innesca è psicologicamente semplice da spiegare: occorre infatti partire dal presupposto che ogni essere umano è caratterizzato da pulsioni sessuali che, se represse, danno luogo ad episodi di deviazione e perversione (come gli abusi su donne e bambini, in particolar modo). Una volta verificatisi questi episodi di violenza, interviene l’autorità ecclesiale che, col suo agire falso e paternalistico, tende a mantenere segrete le brutture, col duplice risultato di gettare nel discredito le vittime inermi ed ottenere una cieca obbedienza da parte del prete che in quel caso concepirà l’autorità come l’istituzione che lo ha salvato dal carcere e dal disprezzo della pubblica opinione.
Sul versante più prettamente economico, il celibato e dunque la castità rispondono all’esigenza di restringere il numero di coloro che potrebbero godere degli innumerevoli privilegi e delle inestimabili ricchezze della Chiesa. Infatti, fino all’ottavo secolo, agli ecclesiastici era concessa la possibilità di sposarsi ed avere figli, a cui avrebbero provveduto grazie alle utilità di cui i prelati godevano in virtù del loro sodalizio con la Chiesa. Dunque una parte delle ricchezze clericali sarebbero state indirettamente utilizzate, per tramite del prelato capo-famiglia, da una pluralità di soggetti estranei alla Chiesa, di cui avrebbero goduto addirittura per effetto delle disposizioni successorie in seguito alla morte del prelato padre e marito. Al contrario, ancora oggi è possibile osservare come il sistema economico clericale sia florido e come sia gestito da pochissimi soggetti tutti interni al clero e dunque estremamente fedeli ai precetti dell’istituzione Chiesa. Quelli del celibato e della castità forzati, a cui si connette il fenomeno della pedofilia, rappresentano strumenti per mantenere concentrate nelle mani di pochi “fedelissimi” le enormi ricchezze usurpate, nei secoli della sua storia, da parte della Chiesa Cattolica agli sfruttati di tutto il mondo. Un’usurpazione avvenuta col tallone di ferro delle armi, ma anche con mezzi più subdoli di cui i poteri forti solitamente si dotano per raggiungere i propri obiettivi, quali l’inganno e l’ignoranza indotta.
La soluzione a questo inaccettabile stato di cose non può arrivare da uno sterile anticlericalismo piccolo-borghese (maestri in tal senso sono i Radicali). Occorre un’opposizione che riesca a scardinare il controllo sociale che il Vaticano continua ad esercitare su un gran numero di masse in tutto il mondo. Un controllo sociale che si traduce nell’educazione di regime, nei numerosi diktat vaticani contro i diritti delle donne, contro le minoranze sessuali, contro il libero pensiero e la scienza; ma che trova il proprio fondamento nello strapotere economico e politico che caratterizza la Chiesa Cattolica. Basti pensare al trattamento di favore di cui gode il Vaticano in termini di concessioni da parte dello Stato italiano (vedi otto per mille, esenzione dall’Ici, etc.). Occorre dunque considerare l’opposizione alla Chiesa come un tassello della più ampia ostilità nei confronti del sistema sociale capitalistico, di cui il Vaticano è uno dei più strenui ed interessati difensori. Siamo assolutamente certi, infatti, che senza le iniquità e le ingiustizie sociali che caratterizzano il sistema capitalistico, la Chiesa (così come la religione) non avrebbe più ragione di esistere e perderebbe, dunque, agli occhi delle masse quella sacralità e quel potere che, più o meno consapevolmente, le riconoscono.