La sfida della costruzione

Il Congresso si è aperto con una relazione introduttiva della compagna Patrizia Cammarata, che ha salutato i presenti e ha spiegato il funzionamento della due giorni, lasciando la parola al compagno Valerio Torre per la presentazione del documento politico.
Successivamente la compagna Fabiana Stefanoni ha relazionato sulla situazione del sindacato e sul nostro intervento sindacale. Proprio nella attuale egemonia delle direzioni burocratiche in Cgil e nel sindacalismo di base è stato individuato uno dei fattori principali che ammortizzano la conflittualità sociale nel nostro Paese. Da un lato la Cgil esercita ancora una fortissima influenza nella classe lavoratrice e la sua direzione mira a conservare i propri privilegi di casta anziché spingere verso una mobilitazione di massa contro il governo. D’altra parte il sindacalismo di base è attraversato da una serie parossistica di divisioni microburocratiche che impediscono l’organizzazione di qualsiasi iniziativa unitaria di opposizione, preferendo rinchiudersi in soluzioni autoreferenziali e identitarie prive di alcuna prospettiva.
In seguito il dibattito si è concentrato in particolare sull’esigenza di continuare il lavoro dei nostri militanti all’interno del coordinamento di lotte No Austerity, visto come possibilità di superare le attuali divisioni, unificando le diverse realtà di lotta mediante la solidarietà di classe e la democrazia operaia.
La sera del sabato è stata incentrata sulla discussione in merito alla lotta delle donne contro il maschilismo. La relazione della compagna Laura Sguazzabia, responsabile della commissione specifica sul lavoro di costruzione tra le donne, e il dibattito che si è successivamente sviluppato, ha precisato la condizione di doppia oppressione, di classe e di genere, che le donne lavoratrici si ritrovano a subire all’interno del capitalismo. E’ stato ribadito che la lotta contro il maschilismo è inseparabile dalla più generale lotta contro il capitalismo ed è indispensabile per la costruzione di un partito rivoluzionario che si pone come obiettivo quello di dirigere la classe lavoratrice, la cui metà è costituita da donne. Proprio per questo la questione non deve coinvolgere solo le donne lavoratrici e militanti ma anche gli uomini, dal momento che non si tratta di una battaglia di settore, ma di un problema che coinvolge la totalità della classe in lotta.
La domenica ha visto le relazioni di Matteo Bavassano sulla costruzione del partito e di Adriano Lotito sulla costruzione dei Giovani comunisti rivoluzionari.
Bavassano, presentando il documento di costruzione del partito, ha messo in evidenza un punto importante: mentre il resto della sinistra, riformista e centrista, è allo sbando e attraversa una fase di evidente scomposizione, Alternativa comunista riesce a “tenere” e a crescere, sia pure lentamente e in controccorrente. In un quadro in cui tutta la sinistra va in pezzi, e le lotte non sono ancora arrivate, noi riusciamo a consolidare la nostra posizione. Un vero sviluppo del partito, chiaramente, non potrà che avvenire in una diversa situazione, con quell’ascesa delle lotte che probabilmente non è lontana nemmeno per l’Italia, mentre caratterizza il resto della situazione mondiale, da noi definita appunto rivoluzionaria. In questo contesto, in cui i problemi sono difficili e numerosi, il nostro partito ha dalla sua parte un programma che nessun’altra formazione politica può vantare: un programma rivoluzionario, prodotto di secoli di elaborazione da parte del movimento operaio e comunista ed espressione di un’organizzazione internazionale attiva in decine di Paesi in tutto il mondo.
In seguito Lotito ha presentato il documento dei Giovani comunisti rivoluzionari, l’altro importante elemento di novità del Pdac insieme al lavoro sull’oppressione delle donne. La relazione si è soffermata in particolare sull’esigenza di costruire un ambito di militanza specifica tra le nuove generazioni, approfittando della totale crisi della sinistra riformista anche in questo settore e della disponibilità alla lotta che il movimento studentesco ha dimostrato in questi anni e che è riemersa in occasione della mobilitazione contro la riforma renziana della scuola che si è avuta il 5 maggio. Il dibattito che ne è seguito ha visto la partecipazione di diversi compagni e compagne giovani che hanno riportato la loro esperienza di lotta all’interno delle organizzazioni studentesche riaffermando le potenzialità di sviluppo che derivano dall’aver lanciato il progetto dei Giovani comunisti rivoluzionari.
Dopo le relazioni della domenica si è avuta la discussione sugli emendamenti ai documenti congressuali, la loro votazione e la votazione del nuovo Comitato Centrale che dovrà dirigere il partito fino al prossimo Congresso. Sono stati inoltre letti e votati alcuni comunicati di solidarietà. Il primo, nei confronti della lotta del popolo palestinese contro lo Stato sionista; il secondo nei confronti della lotta dei facchini del Si Cobas della Sda di Bologna in lotta contro un piano di licenziamenti e ristrutturazione aziendale; il terzo comunicato ha espresso invece la solidarietà verso i lavoratori brasiliani in lotta in vista del prossimo importante giorno di mobilitazione nazionale fissato per il 29 maggio.
La conclusione di questo importante appuntamento è stata affidata al compagno Francesco Ricci che ha riepilogato gli importanti passi avanti fatti dal partito, tratteggiando un bilancio positivo, ringraziando la platea congressuale e gli ospiti internazionali e ribadendo la centralità dell’essere parte di un grande progetto mondiale quale quello della Lega internazionale dei lavoratori – Quarta internazionale.

