Quale risposta agli aspiranti garibaldini
di Mauro Buccheri

Alcune settimane fa, infatti, Matteo Salvini ha recitato pubblicamente il mea culpa, sostenendo di aver sbagliato sinora ad attaccare i meridionali (2). Non si tratta ovviamente di un ripensamento sincero, ma di un'autocritica ipocrita e funzionale al nuovo progetto che la Lega sta lanciando. Un progetto che, per riuscire, punta fortemente sull'immagine del neo segretario, giovane dal volto pulito e dai toni tanto risoluti quanto distanti dalla violenza verbale e dagli atteggiamenti rissosi dei Borghezio e dei Gentilini. Insomma, un leader giovane, fermo e deciso, ma allo stesso tempo più moderato dei capi leghisti della prima generazione (3), alcuni dei quali travolti oggi dagli scandali, e dunque capace di allargare l'area del consenso verdano a settori borghesi ieri intimoriti dai toni urlati e dai “fucili” di Bossi. Su questa figura in Padania si sta investendo tantissimo, e, infatti, negli ultimi mesi la visibilità mediatica di Salvini è aumentata enormemente, al punto che è ormai difficile accendere la televisione senza imbattersi nel leader leghista ospite di qualche trasmissione, persino se non direttamente dedicata alla politica.
“Il Sud va salvato dalla sua classe dirigente”, leggiamo nel vangelo secondo il nuovo Matteo. Dirottare gli attacchi dai “terroni” ai loro “politici” consente a Salvini di guadagnare simpatie all'interno della galassia destrorsa meridionale e magari di intercettare settori che fino ad ieri si erano lasciati sedurre dalle sirene grilline. La Lega si candida, difatti, a capitalizzare anche a sud la pesante crisi che attanaglia il grillismo in tutta Italia, sia in termini di consensi elettorali che d’attivisti. Del resto, in questo progetto di conquista, finalizzato a salvare il partito dall'implosione all'interno dei suoi recinti localistici, è in gioco l'esistenza stessa della Lega. Qui (al meridione) si fa la Lega o si muore, è il motto che starà circolando nello stato maggiore padano.
Forse perché s’immedesima sempre più in Giuseppe Garibaldi, giorni fa Matteo Salvini ha lanciato una frecciata anche al Papa, reo a suo avviso di voler “dialogare con l'Islam” (4). Del resto, la Lega avrà fatto la pace coi “terroni”, ma non ha certo la minima intenzione di arretrare rispetto all'attacco contro gli ultimi: migranti, rom, “clandestini”. Se ciò avvenisse, infatti, la Lega non avrebbe più alcuna ragion d'essere. Sulla scia della vicenda di Charlie Hebdo, anzi, i leghisti danno ancora più fiato alle trombe islamofobe, paventando scontri di civiltà con i musulmani ed ergendosi a paladini della cristianità contro il rischio di “invasioni” ed “occupazioni militari e culturali”.
I fatti sembrano smentire però i proclami di Salvini. Basti pensare che il punto di riferimento leghista in Sicilia è l'ex democristiano, e già lombardiano, Angelo Attaguile, eletto nel 2013 alla Camera col Pdl (5). E' stato lui a condurre nei giorni scorsi l'incontro di presentazione di “Noi con Salvini” a Palermo, presso il lussuoso Hotel delle Palme. Un incontro cui hanno preso parte anche un drappello d’ex giovani del Pdl, qualche esponente della vecchia classe dirigente isolana (quella che Salvini a suo dire dovrebbe contrastare), come il deputato regionale del Mpa Pippo Gennuso (che, segnala il Fatto quotidiano, è indagato dalla procura di Palermo per concorso in falso), nonché alcuni giovani di Casapound, gruppo neofascista notoriamente vicino alla Lega (6). Superfluo dire che uno dei temi centrali dell'incontro è stato quello relativo agli immigrati (7), ormai principale bersaglio dei leghisti dopo la riconciliazione padana col Mezzogiorno italiano, oltre alla lotta all'Europa e all'Euro, altri temi su cui Salvini ha cambiato radicalmente posizione ultimamente, dato che fino a poco tempo fa si esprimeva a favore della moneta europea (sebbene specificasse che i meridionali non la meritano!).
Nelle ultime settimane la Lega è sbarcata, sia pur con piccoli nuclei, in alcuni centri siciliani, avviando sin da subito la consueta propaganda xenofoba (ad esempio nel nisseno), e in alcune città il movimento “Noi con Salvini” ha già preannunciato la propria partecipazione alle elezioni comunali della prossima primavera. Così, ad esempio, a Licata, oppure ad Agrigento, dove il candidato sindaco sarà il deputato leghista Marco Marcolin, che ha incassato il supporto d’alcuni settori di destra riconducibili all'ex missino Nello Musumeci, già presidente della provincia di Catania ed oggi parlamentare regionale (8).
Il gruppo di Salvini rivendica già un nutrito seguito in Calabria, mentre cerca di far breccia anche in Campania. Lo scorso 19 gennaio si è svolto, presso l'Hotel Ramada, l'incontro di presentazione di “Noi con Salvini” a Napoli, sotto la direzione di Raffaele Volpi, vicecapogruppo della Lega Nord al Senato. Si tratta dell'uomo di fiducia cui Salvini sembra avere affidato il delicato compito di effettuare il reclutamento in meridione. Una piazza difficile per la Lega, quella di Napoli, come conferma anche la forte contestazione operata da un gruppo di studenti e attivisti dei centri sociali all'esterno dell'albergo dove si teneva il meeting (10). Così come difficile sarà per Salvini conquistare “Roma ladrona”. Una missione ardua per il segretario del Carroccio, che tenterà il primo approccio il prossimo 28 febbraio (quindici anni dopo l'ultima manifestazione organizzata dalla Lega nella capitale) con un'adunata in piazza del Popolo (11).
Il leader dei leghisti siciliani, Attaguile, ha pronosticato grandi risultati elettorali per il nuovo soggetto politico: “potenzialmente potremmo andare oltre il 10 per cento, anche il 15, o forse anche più su”. Auspici che trovano riscontro in alcuni sondaggi, secondo i quali i salviniani al Sud Italia potrebbero raggiungere consensi a doppia cifra (12). Proprio in Sicilia, qualche precedente aumenta l'ottimismo dei leghisti: ha fatto notizia il caso del comune di Maletto, nel catanese, dove la Lega alle ultime elezioni europee si è affermata come primo partito, con un consenso pari al 32%! Un risultato storico, cui seguì una visita di Salvini da quelle parti per festeggiare l'importante traguardo. In quell'occasione il leader leghista ricevette una calorosa accoglienza da parte della gente del luogo (13): una piccola grande soddisfazione per i padani, se si considera che lì nei pressi, a Bronte, le camicie rosse garibaldine che stavano facendo l'Italia lasciarono al contrario un pessimo ricordo, fucilando i contadini insorti contro i latifondisti.
Il diffuso sentimento d’ostilità verso il Pd e il premier Matteo Renzi, i cui “obbedisco” alla Troika ne hanno smentito i proclami populisti, potrebbe poi dare un'ulteriore mano all'altro Matteo, Salvini, che ha fatto dell'opposizione a Renzi uno dei suoi punti di forza agli occhi dei potenziali interlocutori. Mentre altre forze di destra (Ncd, ma in buona parte anche Forza Italia) appaiono agli stessi occhi ormai compromesse col governo a trazione Pd.
La questione meridionale continua ad essere strumentalizzata da partiti di sistema e politicanti privi di scrupoli. La soluzione ai problemi del meridione italiano, così come delle masse oppresse a qualsiasi latitudine e longitudine, non si potrà trovare certo nelle secessioni (un tempo al centro dell'agenda leghista), nei federalismi o nelle autonomie all'interno del sistema capitalista, ma soltanto attraverso una lotta politica radicale e ad oltranza che promuova le ragioni della classe proletaria contro il padronato. L'unico progetto politico che può restituire un futuro alle masse oppresse del Mezzogiorno italiano, e d’ogni parte del mondo, è un progetto comunista, rivoluzionario,internazionalista che, a partire dalle battaglie quotidiane e sulla base di un programma transitorio, lavori costantemente nella prospettiva dell'abbattimento del sistema capitalista e della presa del potere politico da parte delle classi oppresse. La costruzione di questo progetto, che vede impegnati la Lit-Quarta Internazionale e il Pdac, che della Lit-Qi è sezione italiana, anche in diverse regioni del sud Italia, è allo stesso tempo l'unico argine possibile contro i rigurgiti razzisti e fascisti, che emergono con forza maggiore in questa fase di grave crisi economica e sociale e in assenza di una risposta adeguata a sinistra alla violenza dell'attacco padronale.
L'arresto è scattato per “tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso”: secondo la procura distrettuale antimafia di Palermo, infatti, il politicante in questione sarebbe un “ambasciatore dei clan” (non mancano, stando a quanto riportato da alcuni giornali locali, delle intercettazioni che ne dimostrerebbero la vicinanza a uno dei più potenti boss di Palermo, Francesco D'Alessandro, del clan di San Lorenzo). Ironia della sorte, l'arresto è avvenuto il giorno dopo la visita effettuata da Matteo Salvini a Palermo per incontrare i suoi supporters locali presso l'hotel delle Palme, incontro che ha fatto registrare la contestazione di centinaia di giovani ed attivisti politico-sindacali all'esterno dell'albergo. E pensare che, durante l'incontro di Palermo, Matteo Salvini, intervistato dalla stampa locale, ha detto che “la mafia è il pericolo numero uno”! (http://palermo.gds.it/2015/02/08/salvini-a-palermo-parte-la-protesta_309342/)
http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2015/01/20/pensioni-consulta-inammissibile-referendum-sulla-legge-fornero-proposto-dalla-lega-nord-ira-di-salvini_45e88f63-f546-4c0f-8be9-636b404894ad.html