
Sono fatti di una gravità inaudita e, per questo, esprimiamo la nostra solidarietà ai compagni aggrediti. Ma non vogliamo limitarci a questo. Pensiamo che sia necessario smascherare le posizioni politiche di coloro che, pur definendosi "antimperialisti", finiscono per schierarsi con i dittatori che, in combutta con l'imperialismo, reprimono nel sangue le rivoluzioni. Posizioni assurde che, per il peso dello stalinismo nella storia del movimento italiano, contaminano anche i movimenti contro la guerra e, soprattutto, alcuni ambienti della sinistra radicale e di movimento (tra cui alcuni centri sociali). Crediamo anche che sia necessario smascherare le posizioni ambigue di chi, certo, non si schiera con Assad, ma non prende posizione a sostegno della rivoluzione, arrivando persino a dire che "oggi la rivoluzione in Siria non c'è più". Per la gioia di Assad, di Putin, di Obama e di Netanyahu.
La Lega Internazionale dei Lavoratori (Lit)-Quarta Internazionale è, fin dall'inizio della rivoluzione, impegnata in una campagna internazionale a sostegno della rivoluzione siriana. In Spagna, i compagni di Corriente Roja (la sezione spagnola della Lit) sono tra i principali promotori di mobilitazioni a sostegno della rivoluzione. In Brasile, in occasione della recente grande manifestazione del 18 settembre a San Paolo contro il governo Dilma e contro le destre, attivisti siriani esponenti del fronte rivoluzionario hanno parlato di fronte a decine di migliaia di manifestanti. In Italia, le cose vanno diversamente: chi sostiene la rivoluzione siriana rischia di essere aggredito nelle manifestazioni contro la guerra. Ma è ora che tutta la sinistra di classe - a partire dai sindacati e dalle organizzazioni (sindacali e politiche) del movimento operaio - apra un dibattito su questi temi, seppellendo le macerie dello stalinismo.
Tra i partecipanti alla conferenza che hanno condiviso l'esigenza di costruire un comitato permanente a sostegno della rivoluzione siriana c'erano anche i militanti del Pdac e e dei collettivi Unior pro Rivoluzione Siriana e Karama Napoli, questi ultimi vergognosamente aggrediti dagli stalinisti sabato 24 ottobre.
Pensiamo che la nascita di questo Comitato sia un importante passo in avanti - per quanto tardivo - per tentare di rompere, anche in Italia, l'isolamento della rivoluzione siriana: la rivoluzione siriana potrà vincere contro Assad, contro la Russia e le mire coloniali dell'imperialismo - e ovviamente anche contro le bande reazionarie dell'Isis - solo se si svilupperà una rete internazionale in grado di sostenerla, anche concretamente, a partire dalla necessità di una campagna per rifornire i ribelli di armi. Nelle ultime settimane, già si sono svolti alcuni presidi a sostegno della libertà in Siria (in particolare a Milano).
Come Pdac abbiamo l'amaro primato di essere l'unico partito della sinistra di classe, in Italia, che ha preso una posizione chiara di sostegno alla rivoluzione siriana. Tutti i partiti sedicenti comunisti hanno preso o una posizione pro-Assad oppure, in altri casi, una posizione ambigua, di oggettiva dissociazione dalla rivoluzione. Tra i primi, ci sono i partiti stalinisti (o filo-stalinisti), come il Partito comunista di Rizzo e il Pdci. Ma anche Rifondazione comunista e altri partiti o organizzazioni della sinistra "radicale" (come il Pcl e La Comune) hanno, su questo terreno, espresso posizioni ambigue, arrivando a dire, per giustificare la loro passività, che "la rivoluzione non esiste più" o ponendo la necessità della costruzione di una direzione rivoluzionaria (necessità che anche noi rimarchiamo) come la condizione preventiva per schierarsi con le rivoluzioni arabe, un evento slegato dallo sviluppo della lotta concreta, da attendere come osservatori passivi invece che al fianco delle masse in lotta (è questo il motivo per cui il Pcl polemizza con il Pdac e la Lit per essersi a suo tempo schierati con la rivoluzione in Libia). Questo atteggiamento del Pcl (e di altri "critici" dei processi rivoluzionari) si spiega col fatto che non è parte di una Internazionale che si sta realmente costruendo. Diverso è il ruolo della Lit-Quarta Internazionale, che non si limita a commentare gli eventi ma si sta costruendo nel cuore della gran parte dei processi rivoluzionari in corso nel mondo.
E' così che tanti sedicenti rivoluzionari, anche in Italia, quando è scoppiata la rivoluzione in Siria si sono schierati dalla parte della repressione. A loro dire, schierarsi con Assad era un modo per resistere alla Nato e a Israele e... per difendere la causa palestinese (sic!). Quando, infine, Putin ha cominciato a bombardare (ufficialmente l'Isis, in realtà i ribelli e la popolazione civile) anche lui (l'amico di Berlusconi...) è apparso a costoro come un baluardo dell'antimperialismo.
Eppure, i fatti hanno la testa dura, più dura della cecità di tanti. Bashar Al Assad, per difendere la sua dittatura sanguinaria, non ha esitato a bombardare il campo palestinese di Yarmouk. Non solo: ha più volte cercato di contrattare con gli Usa (quelli che, secondo le interpretazioni del castro-chavismo, dovrebbero essere i nemici numero uno del regime siriano...) per trovare una via d'uscita condivisa dalla crisi. Di più: oggi, Putin e gli Usa sono parimenti convinti che, per cercare di stabilizzare la regione, sia necessario mantenere Assad al potere. E - udite udite - persino Israele si è schierato dalla parte di Putin, nella speranza che l'intervento russo possa evitare che il contagio rivoluzionario infiammi la regione. Certo, la strategia degli Usa in Siria (così come quella della Russia) si articola con tattiche diverse, e sono prevedibili svolte e contro-svolte. E' vero che gli Usa hanno, in passato, sostenuto alcune milizie moderate all'interno del fronte rivoluzionario (mentre oggi sono disposte a sostenere Assad contro l'Isis e contro il rischio di una "destabilizzazione"). Ma questo non è un buon motivo per abbandonare il fronte rivoluzionario e bollarlo come "foraggiato dagli Usa": seguendo il ragionamento degli stalinisti e dei castro-chavisti, bisognerebbe dire che la Resistenza partigiana, in Italia, era al soldo degli Usa e della Gran Bretagna, solo perché gli Alleati hanno sostenuto (con armi e finanziamenti) alcune brigate?
Come Pdac, ci schieriamo al fianco della rivoluzione siriana e pensiamo che solo il suo trionfo, con la cacciata di Assad, possa garantire la libertà alle masse popolari siriane. E' necessario che la rivoluzione mantenga la sua indipendenza dalle mire egemoniche dell'imperialismo e della Russia nella regione e, per questo, pensiamo che debba evolvere, per essere vittoriosa, in rivoluzione socialista.
In Italia, facciamo appello alle forze politiche della sinistra a organizzare la solidarietà alla rivoluzione, rafforzando il neonato Comitato permanente a sostegno della rivoluzione siriana.
Quando siamo arrivati in Piazza del Gesù, non c’era alcun gruppo tra quelli che ci hanno aggrediti. Mentre stavamo per distribuire il nostro volantino, aprendo le bandiere Palestinesi e quelle della Rivoluzione Siriana, sono sopraggiunti gli aggressori, con bandiere del regime siriano e personaggi mai visti prima nei cortei napoletani; uno di loro, della Rete NoWar, si è avvicinato urlando e spintonando, affinché uscissimo dal corteo, immediatamente seguito da altri che abbiamo riconosciuto essere della Rete dei Comunisti e di Assadakah, nonché un esponente del blog “Alba Informazione”: siamo stati fisicamente minacciati (“vi spacchiamo l’asta della bandiera in testa”, e altri “inviti” a lasciare il corteo), e verbalmente tacciati di essere dei “fascisti”, “amici dei tagliagole al soldo della NATO”, nonché “filosionisti” ed “imperialisti”. Per quanto possibile nel caos che si era creato, abbiamo prontamente reagito mostrando loro il nostro volantino che chiamava sia al rovesciamento della dittatura decennale degli al-Assad che allo smantellamento dell'Organizzazione del Trattato dell'Atlantica Nord, e dicendo che erano loro a frequentare le piazze con Casa Pound e Forza Nuova, e che israele stesso partecipava alle operazioni militari in Siria a sostegno di Assad.
Pochi minuti dopo è sopraggiunta la Digos a dividerci, invitandoci ad allontanarci sostenendo la giustificazione dei gruppi pro Assad secondo cui la piattaforma e la manifestazione erano state lanciate da loro.
Dopo un tentativo da parte nostra di dissuaderlo, lui ha insistito per averla, certo del fatto che i compagni del centro sociale non avrebbero lasciato che qualcosa accadesse.
Purtroppo, il carattere squadrista dei gruppi pro-Assad è emerso, e per ben tre volte hanno aggredito Nadim: la prima volta, l’esponente della Rete NoWar in persona ha raggiunto Nadim dal fondo del corteo, chiedendogli “diplomaticamente” di mettere giù la bandiera; dopo il rifiuto di Nadim, un gruppetto di quelli che abbiamo riconosciuto come esponenti pro Assad di Roma lo hanno aggredito per due volte, finanche dentro un vicolo, colpendolo con aste e pugni. Solo l’intervento dei compagni e delle compagne dello Ska hanno evitato il peggio, e gli stessi hanno cacciato fuori dal corteo i picchiatori.
Le prime due sono ben note a Napoli e in Italia, si autodefiniscono “antimperialisti” ed “antifascisti”, e le loro sono posizioni staliniste, sia nei metodi che nei contenuti; si sono “distinte” anche in altre manifestazioni in cui hanno aggredito compagne/i che sfilavano con la bandiera della Resistenza Siriana. Il caso di Riccardo Bella di Milano è eloquente, insieme ai troppi casi in cui a Roma i compagni siriani e romani hanno ricevuto minacce.
Quanto ad Assadakah, è un’organizzazione venuta alla ribalta nel 1995, con sede ufficiale a Roma e Napoli, attiva in aperto sostegno al regime siriano e che ha tra i suoi obiettivi quello di “operare per lo sviluppo dei rapporti tra Italia, l’Europa e il mondo arabo-islamico”.
Dalle ricerche effettuate, emergerebbe che tra i fondatori ci sia Talal Khrais, scrittore e giornalista libanese. Ultimamente, la stessa associazione avrebbe “preso le distanze” da Khrais.
(http://www.assadakah.it/dettaglio-attivita536/Nasce-a-Piacenza-l-Associazione-Assadakah-Emilia-Romagna)
(http://assadakahsardegna.com/in-evidenza/assadakah-prende-le-distanze-da-talal-khrais-agisce-a-titolo-personale-non-fa-parte-e-non-rappresenta-la-federazione)
https://vicinoriente.wordpress.com/2013/09/04/fascisti-e-comunisti-italiani-a-damasco-per-assad/
Il 31 maggio del 2012, invece, appena un anno dopo l’inizio della sanguinaria repressione dei siriani da parte del regime, a Roma si radunavano in piazza esponenti di destra e alcune delle sigle che ci hanno aggredito a Napoli.
E, secondo noi, tale visione da sola non spiega tutto, finendo con l’essere estremamente “funzionale” al dominio stesso poiché non solo non riesce a vedere, ma anche nega apriori la necessità che esso ha avuto, nel corso dei decenni, di foraggiare interlocutori che da una parte condividevano gli stessi interessi economici e di potere, e dall’altra contribuivano a dividere ed imperare. Così è stata creata la falsa idea nell’opinione pubblica internazionale che quei regimi e governi fossero antimperialisti. Naturalmente, questo ha portato a considerare come imperialista solo l’Occidente, gli USA, svuotando il termine della sua specificità: se si continua a negare, ad esempio, che la Russia di Putin, o la Cina, o il regime nordcoreano, o lo stesso regime siriano siano altrettanto espansivi nei loro processi di sviluppo capitalistico e di dominio sulle società civili interne e in altre aree della regione, allora siamo di fronte ad un problema.
Nello specifico del regime di Assad, la Siria è stata inserita nel cosiddetto “asse della resistenza”, cioè quell’insieme di alleanze in Medioriente che comprende l’Iran, Hezbollah, e per richiamo ideologico anche Russia e Cina. Ovvio che per questi settori fortemente ideologizzati a difesa di stati e nazioni (lo stalinismo è ancora vivo, ahinoi), non solo la Rivoluzione Siriana, ma anche le stesse Primavere Arabe, sono state tacciate come “operazioni imperialiste” perché tendevano (e tendono) a mettere in discussione gli stessi pilastri ideologici su cui detti settori basano la loro lettura degli eventi. E costoro, si permettono perfino di parlare di appoggio alla causa Palestinese, perfino oggi, di fronte alla “disinibita” collaborazione tra Israele e Russia in terra siriana a sostegno del regime di Assad.
Per concludere, l’errore di fondo è criticare un solo potere, non IL potere in sé, con il suo bisogno di cambiare faccia ed interlocutori per autosostenersi e mantenere il dominio.
- Unior pro Rivoluzione siriana è nata nel marzo del 2012 in occasione del primo anniversario della Rivoluzione siriana, subito a ridosso del massacro lealista della popolazione civile del quartiere di Bab Amr a Homs (febbraio 2012). E’ composto principalmente da studenti, laureati e dottorandi, ma vi partecipano anche docenti che hanno avuto il coraggio di rompere il muro dell'omertà dentro all'ateneo che a livello del Continente europeo studia da più tempo le società mediterannee. Molti di Unior pro-RS sono stati in Siria per imparare l'arabo e si sono legati anche personalmente con le persone del posto. Quando la repressione feroce di Stato è diventata sistematica in Siria, abbiamo sentito un fortissimo bisogno di raggruppare le nostre forze per fronteggiare la barbarie. Subito abbiamo fatto corpo e abbiamo sconfitto cinismo e solitudine. Negli anni abbiamo organizzato mostre, proiezioni, conferenze e manifestazioni, il tutto in un contesto però molto pesante per l'assenza marcata a Napoli di solidarietà attiva con la Rivoluzione siriana. Per troppo tempo dunque siamo rimasti una bandiera isolata, anche se sempre molto fieri della nostra determinazione.
Naturalmente, salutiamo la nascita del Comitato Permanente a sostegno della Rivoluzione Siriana come l’inizio di una nuova era di riscatto. Perciò, dobbiamo assolutamente strutturare meglio a livello nazionale e internazionale il supporto alla richiesta di Dignità e di Libertà non solo dei Siriani, ma di tutti i popoli che lottano per la loro autodeterminazione. Questo implica sconfiggere i nostri avversari proprio laddove loro operano già da anni, se non da decenni: la divisione tra i popoli.
Crediamo infatti che, oggi più che mai, l’Internazionalismo sia l'unica vera risposta.