
Alcune semplificazioni e sintesi schematiche si spiegano con l'esigenza di rendere la vicenda accessibile a un lettore che non necessariamente conosce la storia politica italiana.
Nell'aprile 1992 le elezioni politiche in Italia furono vinte dai partiti che già governavano da anni: la Democrazia Cristiana (Dc), tradizionale partito di centro della borghesia e il Psi, partito che proveniva dalla Seconda Internazionale e che si era ormai trasformato da tempo in un partito completamente borghese, mantenendo di "socialista" solo il nome.
Ma un mese dopo le elezioni, un settore della magistratura guidata dal giudice Di Pietro mise sotto accusa Andreotti e Craxi, cioè i principali dirigenti della Dc e del Psi e, in poche settimane, anche centinaia di dirigenti e parlamentari di questi partiti furono accusati di corruzione. L'inchiesta si allargò fino a coinvolgere circa metà dei membri del Parlamento. Fu per questo che la stampa iniziò a parlare di "Tangentopoli", fusione del termine greco "polis" (Stato) e del neologismo "tangenti", usata per indicare la percentuale in denaro data dai padroni delle aziende ai politici in cambio di appalti nelle opere pubbliche (che vengono anche pagate con cifre superiori a quelle di mercato), o nell'affare delle privatizzazioni di aziende pubbliche: un fiume di denaro versato su conti bancari all'estero o consegnato direttamente in borse piene di soldi. Fu così evidente che tutto il sistema dei partiti borghesi era sostenuto non solo dal finanziamento pubblico e dalle "donazioni" ufficiali delle industrie e delle banche, ma anche e soprattutto dalle "tangenti". Soldi che venivano (e vengono) usati sia per le campagne elettorali e il mantenimento degli apparati burocratici, sia per garantire ai dirigenti e ai parlamentari di questi partiti case, vacanze di lusso, ricchezze.
Il gruppo di magistrati che avviò "Mani pulite" era diretto dal giudice Antonio Di Pietro. Di Pietro godeva dell'appoggio esplicito di uno dei settori della grande borghesia, che sostenne con i suoi giornali l'inchiesta. Questo settore della borghesia era interessato a liberarsi dai costi eccessivi dell'apparato politico Dc-Psi che aveva governato per troppi anni.
Come diceva Marx, il governo è nel capitalismo "un comitato di affari della borghesia", e questo settore borghese voleva sostituire un "comitato" con un altro. O per dire meglio: voleva facilitare l'alternanza tra "comitati", tra schieramenti politici uguali nella sostanza, secondo il modello degli Stati Uniti dove il Partito Democratico e il Partito Repubblicano si alternano con programmi identici. Questo meccanismo limita il ruolo dei politici che gestiscono gli interessi dei capitalisti e rende i governi più facilmente controllabili dalla borghesia (nazionale e internazionale) che possiede le industrie e le banche.
Il settore della grande borghesia italiana composto dal gruppo De Benedetti (produce componenti per automobili e pubblica il più venduto quotidiano italiano, Repubblica) e dal gruppo Agnelli (Fiat) e da alcune grandi banche voleva spingere al governo il Pds.
Il Pds era il partito nato dal Partito Comunista Italiano (il più grande partito stalinista d'Europa) che aveva ormai completato la sua mutazione: da partito legato alla burocrazia di Mosca, passando per uno stadio intermedio di partito socialdemocratico basato su interessi di una propria burocrazia inserita nello Stato, arrivando infine a essere un partito pienamente borghese, liberale. Quel partito ora si chiama Partito Democratico ed è al governo in Italia. Ma nel 1994 il tentativo del settore della borghesia che sosteneva questo partito fu sconfitto perché alle elezioni trionfò Berlusconi, rappresentante di un altro settore di grande e media borghesia, intrecciato con la borghesia mafiosa del sud, basato sulla grande distribuzione commerciale e padrone di tutte le televisioni private.
Negli anni seguenti, i due schieramenti, sostenuti da due frazioni concorrenti della grande borghesia, si sono alternati al governo.
Rifondazione Comunista (un partito con posizioni simili al Psol brasiliano) ha sostenuto dall'esterno o dall'interno vari governo di centrosinistra con la scusa di "fermare la destra" di Berlusconi, presentata come una destra "bonapartista" o "golpista". In realtà in questo modo Rifondazione, invece di favorire la crescita delle lotte operaie e di massa, ha reso possibile l'alternanza tra i due schieramenti borghesi che hanno governato con programmi quasi identici contro la classe operaia e le masse proletarie. E' anche per questo motivo che oggi Rifondazione è praticamente scomparsa.
Il giudice Di Pietro fu trasformato dalla stampa borghese in un mito per le masse. Si presentava come il difensore di un capitalismo dalle "mani pulite". Nella sua inchiesta i padroni delle industrie e i banchieri venivano presentati come "vittime" a cui i politici corrotti toglievano una parte (le "tangenti") del loro "legittimo guadagno", cioè di quei profitti che la borghesia ricava legalmente dallo sfruttamento dei lavoratori.
Berlusconi fu uno dei pochi grandi borghesi contro cui furono indirizzate le indagini, perché ostacolava l'ascesa al governo del Pd (ex Pci). Ma siccome le leggi le fa e le amministra la borghesia, Berlusconi non ha mai passato nemmeno un giorno in carcere. Vari giudici sono stati comprati, oppure Berlusconi ha direttamente cambiato o cancellato le leggi che lo ostacolavano.
Anche alcuni settori del movimento operaio iniziarono a vedere con simpatia Di Pietro. Sulla base di questo consenso, Di Pietro ha costruito nel 1998 un partito: l'Italia dei Valori (cioè dei "valori morali", come la onestà) che si è schierato con il centrosinistra, facendo diventare Di Pietro ministro.
Ma siccome non esiste un capitalismo dalle "mani pulite", gli scandali della corruzione hanno continuato periodicamente ad emergere anche dopo la conclusione dell'inchiesta. E, ironia della storia, hanno poi travolto anche il partito del giudice Di Pietro: dopo qualche anno una parte dei suoi deputati sono stati comprati da Berlusconi e hanno abbandonato il partito. Altri dirigenti sono stati coinvolti in scandali che hanno riguardato anche direttamente Di Pietro, perché si è scoperto che l'ex giudice e la sua famiglia hanno accumulato una fortuna economica e possiedono decine di case.
Intanto continuano gli scandali di corruzione legati allo scontro tra diversi settori del capitalismo che cercano con ogni mezzo (legale e illegale) di accrescere i loro profitti. Questi scandali riguardano oggi sia lo schieramento di Berlusconi (che è all'opposizione), che il Pd che governa. Proprio qualche mese fa, ad esempio, si è scoperta una organizzazione di criminali comuni, mafiosi ed ex fascisti che per anni ha gestito nell'ombra le aziende pubbliche della città di Roma e la maggioranza degli appalti per le opere pubbliche, accumulando milioni sia quando al governo del municipio c'era il centrodestra, sia quando al governo di Roma c'era il Pd (ex Pci), un partito che nella sua evoluzione assomiglia molto al Pt di Lula e Dilma.
Non c'è in tutta questa storia nulla di nuovo. Marx scriveva già a metà del 1800 (nella Miseria della filosofia) che "il tempo del capitalismo è il tempo della corruzione generale", un tempo in cui ogni valore "viene portato al mercato". E questa "corruzione generale", inevitabile in un sistema basato sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, coinvolge, oggi come ieri, anche quei "partiti dei lavoratori" che hanno accettato di partecipare al governo nella società capitalistica. Ma il compito dei partiti realmente operai è un altro: costruire un governo degli operai per gli operai.
Questo è un compito che nella prossima fase abbiamo maggiori possibilità di realizzare in Brasile: e ce lo conferma anche, indirettamente, la preoccupazione che ha espresso qui in Italia Sergio Marchionne, presidente della Fca-Fiat (che ha in Brasile una parte importante della sua produzione di automobili). Marchionne ha dichiarato ai giornali che "la situazione sociale e politica in Brasile è arrivata a un livello di instabilità pericoloso".
Se la situazione è pericolosa per le multinazionali dell'imperialismo, significa che è favorevole per i lavoratori: a condizione che riescano ad organizzarsi in forma indipendente e contrapposta a tutti i partiti borghesi, al governo Dilma e a quei partiti della sinistra che, con la scusa di un inesistente "golpe", vogliono difendere questo governo di corrotti, strumento di un sistema che nasce già con le "mani sporche".