
Il prossimo Congresso della Lit verrà realizzato nel quadro di un panorama mondiale estremamente instabile per l’imperialismo, con la crisi economica più profonda dal 1929 e dalla quale il capitalismo non riesce a trovare una via d’uscita se non continuandone a scaricare gli effetti sulla classe operaia e perciò continuando ad accumulare le fascine per una possibile esplosione sociale; sullo sfondo di una rivoluzione che ha attraversato l’intero Nord Africa e il Medio Oriente e che è tutt’altro che esaurita (come dimostrano tra l’altro l’acutissima guerra civile in Siria e la situazione in Egitto); e della ripresa della lotta di classe in tanti Paesi. Ma soprattutto alla luce del nuovo processo rivoluzionario che si sta aprendo in America Latina, a partire dal Brasile. Le splendide giornate di giugno, che hanno visto l’intero Paese latinoamericano percorso da una marea giovanile che protestava solo apparentemente per i 20 centesimi di real di aumento dei prezzi dei biglietti dei trasporti – ma che in realtà invadeva le piazze e le strade per contestare il modello sociale capitalistico sostenuto dai governi Lula prima e Dilma Rousseff che ha proletarizzato la gioventù salariata più scolarizzata della storia del Brasile – hanno aperto la porta all’ingresso sulla scena della lotta di classe del più grande proletariato dell’intero continente, inaugurando una nuova fase con l’inizio di una situazione prerivoluzionaria. Ciò che sta accadendo in Brasile è tanto più importante in quanto, al contrario di altri Paesi latinoamericani, la storia brasiliana non ha mai visto periodi di crisi rivoluzionarie in cui il potere politico fosse disputato dalla classe operaia. Ma oggi le grandi città brasiliane sono enormi barili di polvere. Il processo accelerato di urbanizzazione nella strategia del capitale ha portato alla concentrazione di masse di lavoratori impoveriti in quartieri popolari, con pessimi servizi pubblici di trasporti, sanità e istruzione. E la crisi urbana è ancor più ampia, dato che investe tutta la periferia delle grandi città in cui, anche grazie alla realizzazione delle grandi opere per i Mondiali del 2014 e le Olimpiadi del 2016, vivono milioni di operai industriali, lavoratori regolari e irregolari, disoccupati e ambulanti.
Ma non sarà solo la situazione nel continente latinoamericano a formare oggetto di discussione del prossimo Congresso. Il processo rivoluzionario vigente in Nord Africa e in Medio Oriente sarà ampiamente dibattuto, soprattutto considerando l’esplosiva situazione in Egitto e la guerra civile in Siria, rispetto alla quale la Lit ha già lanciato – e intende sviluppare – una campagna di aiuto internazionalista alle truppe ribelli le quali, oltre a fronteggiare le armate di Assad, debbono ora difendersi anche dalle milizie quaediste. E naturalmente la situazione della lotta di classe in Europa sarà uno dei centri del confronto congressuale, tenuto conto dello sviluppo dal passato Congresso ad oggi delle sezioni della Lit nel nostro continente e del fatto che fra qualche mese si voterà per le elezioni europee, con tutto ciò che ne discende in termini di apertura di uno spazio enorme per la propaganda dei rivoluzionari. Insomma – e riservandoci di tornare più approfonditamente in argomento una volta che i documenti saranno pubblicati – l’XI Congresso che la Lit si accinge a celebrare non ha nulla a che vedere con la fase di crisi che all’inizio degli anni ’90 essa ha vissuto, con il lungo periodo di “traversata nel deserto”, con gli anni dell’alluvione opportunista che ha portato tante organizzazioni della sinistra (anche provenienti dal trotskismo) ad abbandonare gli ideali rivoluzionari per approdare sui lidi del riformismo, dell’opportunismo e dell’elettoralismo.
Ogni congresso costituisce sempre un’occasione di bilancio dell’attività svolta, ma anche la necessaria messa a punto di un progetto. Il periodo di tempo che ci separa dal X Congresso ci consegna una Lit più forte e ancor meglio inserita nei processi della lotta di classe. Del resto, proprio la riuscitissima iniziativa internazionale con cui, sul finire del 2012, si sono celebrati in Argentina i 30 Anni dalla fondazione della Lit (1) ci dà diritto all’ottimismo. Ma, com’è ovvio, tutto ciò non basta. Di fronte a una politica mondiale dei capitalisti che è unificata nel suo sviluppo e nel suo obiettivo – scaricare gli effetti della crisi sui lavoratori di tutti i Paesi – le lotte, anche quando sorgono, sono divise, frazionate e, soprattutto, spesso controllate da burocrazie sindacali e politiche che non hanno nessuna intenzione di rovesciare un sistema da cui, in un modo o in un altro, hanno ricevuto privilegi e briciole da distribuire. Di fronte a un attacco unificato c’è bisogno di una risposta unificata e, soprattutto, di una direzione rivoluzionaria unica e centralizzata che possa organizzare una sola massa d’urto contro i piani delle borghesie mondiali, stabilendo l’unità della classe lavoratrice al di là delle frontiere nazionali partendo dalle rivendicazioni e dalle lotte degli stessi lavoratori elevandole a lotta comune contro i governi, i padroni e le direzioni traditrici che vogliono farci pagare una crisi che non è nostra. Lungi da ogni autoproclamazione, la Lit mette la propria organizzazione, i quadri e la militanza al servizio della ricostruzione della Quarta Internazionale, un progetto che non rappresenta un feticcio prodotto di dogmi, ma una necessità che parte dall’analisi della realtà e dalla constatazione dell’attualità del Programma di Transizione. È questo il compito che l’XI Congresso della Lit si pone, facendo appello a tutti i rivoluzionari ad unirsi a questa battaglia: l’unica che potrà far uscire l’umanità dalla barbarie per proiettarla verso un mondo diverso, quello Socialista.
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Note
(1) Se ne può trovare una sintetica cronaca all’indirizzo http://www.alternativacomunista.it/content/view/1742/45/