
a) le compagnie straniere sono esentate dal pagamento di imposte sugli utili per otto anni. Al termine di questo periodo cominceranno a pagare una tassa del 15%, ma ne saranno esentate se reinvestiranno i loro profitti sull’isola;
b) la legge garantisce “la piena protezione e sicurezza dell’investitore, che non potrà essere espropriato, salvo che per motivi di utilità pubblica o interesse sociale”. In questo caso, sarà indennizzato.
Purtroppo, molte correnti trotskiste o provenienti dal trotskismo, benché si oppongano al castrismo, ritengono che a Cuba ancora esista uno “Stato operaio burocratizzato” e che, per quanto il castrismo abbia in programma di restaurare il capitalismo, non avrebbe ancora varcato la frontiera. Come vedremo oltre, questo dibattito è cruciale per i rivoluzionari al momento di agitare un programma per Cuba.
- la legge sugli Investimenti esteri del 1995 che ha creato le “imprese miste”, amministrate dal capitale straniero. Gli investimenti si sono diretti soprattutto verso il turismo e il relativo indotto, ma si sono poi ampliati ad altri settori, prodotti farmaceutici e, successivamente, il petrolio;
- l’eliminazione del monopolio del commercio estero fino ad allora esercitato dallo Stato attraverso il Ministero del Commercio estero: sia le imprese statali che quelle miste possono liberamente negoziare le loro esportazioni e importazioni;
- la trasformazione di fatto del dollaro nella moneta effettiva di Cuba, coesistendo con due monete nazionali: una “convertibile” in dollari e un’altra “non convertibile”;
- la privatizzazione in concreto della produzione e della commercializzazione di canna da zucchero attraverso le “unità basiche di produzione cooperativa” (80% dell’area coltivata). I loro membri non hanno la proprietà giuridica della terra, ma si ripartiscono i profitti ottenuti. Nel 1994, cominciarono a funzionare i “mercati zooagricoli liberi” i cui prezzi vengono determinati dal mercato.
A partire da questi provvedimenti, l’economia cubana ha smesso di funzionare intorno alla pianificazione economica statale e ha cominciato a procedere, benché in maniera non lineare, retta dalle leggi del profitto e del mercato.
Cuba ha smesso di essere uno Stato operaio per diventare un Paese capitalista in un rapido processo di semicolonizzazione. In questo quadro, la direzione castrista si è trasformata in socia dei capitali stranieri, garantendone gli affari e, contemporaneamente, arricchendosi con essi attraverso le imprese statali e la sua partecipazione alle imprese miste.
Al tempo stesso, si produceva un processo di deterioramento sempre più grande delle conquiste della rivoluzione in settori chiave, come la sanità, l’istruzione, il collocamento, la tessera alimentare, ecc.
Ma, come marxisti, dobbiamo discutere su fatti oggettivi, cercando di evitare che l’emozione e i sentimenti ci confondano. E i fatti ci dimostrano che è stata proprio la stessa direzione castrista a restaurare il capitalismo nell’isola.
A tutti coloro che sostengono che a Cuba vi sia ancora “socialismo” o uno “Stato operaio” domandiamo: cosa ha di “socialista” o di “economia pianificata” la legge sugli investimenti esteri che è stata approvata? Come collocate questa legge nelle vostre rispettive caratterizzazioni?
Per noi, invece, questa legge rappresenta un insieme coerente con la nostra analisi sulla compiuta restaurazione del capitalismo e sull’avanzamento della semicolonizzazione del Paese da parte del capitale straniero in associazione con la direzione castrista.
Per la Lit – Quarta Internazionale, l’attuale priorità è opporsi a queste misure, nella prospettiva di una nuova rivoluzione contro il regime dei Castro, per ricostruire lo Stato operaio cubano e le sue conquiste.