Grecia
Il parlamento approva il patto collaborazionista
tra Syriza e la Troika
di Daniel Sugasti

Il
tradimento si è compiuto.
Il
parlamento greco, su richiesta del primo ministro Alexis Tsipras, ha approvato
nella notte tra mercoledì 15 e giovedì 16 il brutale pacchetto di misure
colonialiste che il governo di Syriza ha pattuito domenica scorsa con la Troika
(Commissione Europea, Banca Centrale Europea, FMI) in cambio di un terzo
“salvataggio” delle banche tedesche, francesi e greche, che potrà raggiungere
gli 85 miliardi di euro in tre anni.
Di
300 deputati, 229 hanno approvato l'accordo; 64 lo hanno respinto, tra loro, 32
dell'ala dissidente di Syriza. Tra quelli che si sono opposti, i più conosciuti
sono gli attuali ministri Lafazanis e Stratoulis (nelle ore successive alla
stesura e traduzione di questo articolo sono stati rimossi da Tsipras in
conseguenza del loro no all'accordo - ndt) e l'ex ministro Varoufakis e la sua
ex viceministro Nadia Valavani, oltre alla presidente del parlamento, Zoe
Konstantopoulou. Altri sei parlamentari di Syriza si sono astenuti e uno era
assente (dei 149 che compongono il gruppo).
Ore
prima della votazione, migliaia di manifestanti hanno marciato ad Atene per
protestare contro l'approvazione del nuovo piano d'aggiustamento. Il sindacato
Adedy, che riunisce lavoratori del settore pubblico, ha convocato una giornata
di sciopero e un corteo nella capitale. C'è stata anche una manifestazione del
Pame, raggruppamento sindacale legato al Partito Comunista Greco (Kke), che ha
raccolto più di 10.000 persone in piazza Omonia. Anche altri partiti, come Antarsya,
hanno espresso il loro rifiuto dell'accordo.
Il
governo di Syriza, impegnato a garantire il patto con la Merkel –alla stessa
maniera di quello che hanno fatto i partiti della “vecchia politica”– ha
inviato la polizia in piazza Syntagma, che ha represso le proteste e ha
arrestato varie decine di attivisti anti-austerità.
Nel
corso della serata anche il 52% (109 su 204 membri) del Comitato Centrale di
Syriza si è pronunciato contro l'approvazione dell'accordo con la Troika.
Nel
mezzo di questo clima rovente, è iniziata la sessione parlamentare. In un senso
completamente opposto al recente rifiuto di massa dell'austerità nel referendum
del scorso 5 luglio, in cui il “NO” è stato vittorioso con più del 61% dei
voti, Tsipras ha ottenuto di far approvare un accordo molto peggiore di quello
respinto nelle urne e con l'appoggio diretto dei partiti sconfitti, sostenitori
del “Si”: Nuova Democrazia, Pasok e To Potami.
Allo
stesso modo, Grieci Independenti (Anel), partito nazionalista xenofobo con il
quale si è alleato Syriza per formare il governo a gennaio, ha allineato i suoi
13 deputati per approvare l'accordo con la Troika. «Se cade il governo, non ci
sarà speranza per la Grecia, non ci sarà speranza per l'Europa», ha dichiarato
il leader di questo gruppo e ministro della Difesa, Panos Kamenos.
La
capitolazione di Tsipras significa un salto qualitativo nel processo di
colonizzazione della Grecia, che avrà un durissimo impatto nelle condizioni di
vita delle masse popolari e dei lavoratori.
Il
governo greco dovrà applicare durissime misure di austerità: aumento dell'Iva
–che implicherà, come minimo, un aumento dei prezzi al consumo di 720 euro a
famiglia–; una riforma nel sistema delle pensioni che penalizzerà i
pensionamenti anticipati e eleverà l'età minima per accedere a questo diritto
fino a raggiungere i 67 anni nel 2022; oltre a un inedito “fondo” di garanzia
pubblico, controlato dalla Troika, in cui saranno depositati i ricavi delle
privatizzazioni di porti, aeroporti e, probabilmente, perfino dell'azienda
elettrica statale. L'economia greca sarà totalmente nelle mani
dell'imperialismo.
“In
cambio”, la Troika “somministrerà” il denaro del “salvataggio” con il
contagocce. Per l'immediato, la Bce offre un “prestito ponte” di 7 miliardi di
euro per i prossimi tre mesi –con il fine esplicito di “ricapitalizzare” le
banche– sempre a condizione che vengano approvate a spron battuto le misure di
aggiustamento strutturale contro le masse popolari greche.Evidentemente,
come già occorso con i precedenti due “salvataggi”, questo denaro servirà per
pagare il Fmi (2 miliardi di euro) e la stessa Bce (3,5 miliardi di euro). Il
resto delle scadenze, si calcola, sono di 3 miliardi alla Bce, ad agosto; e
altri 1,544 miliardi di euro al Fmi, a settembre.
La
soggezione ai dettami della Troika genera nei Paesi come la Grecia lo stesso
circolo vizioso dei debiti latinoamericani. Quanto più si paga, più si deve. Se
il terzo “salvataggio” verrà erogato completamente, gli “aiuti dell'Europa alla
Grecia” raggiungeranno i 260 miliardi di euro dal 2010. Come sappiamo, tali
“aiuti”, che sono sempre accompagnati da tremendi piani di aggiustamento e
colonizzazione, non solo non sono stati richiesti dalle masse popolari (anzi,
sono stati sonoramente bocciati tanto nell'ultimo referendum come nei più di 30
scioperi generali dal 2010), ma oltretutto non sono stati affatto usati per
migliorare la vita delle masse popolari e dei lavoratori greci. Solo l'11% di
questo denaro è stato utilizzato per la spesa corrente dello Stato greco. Il
resto, l'89%, è stato destinato al pagamento di interessi e, in misura minore,
all'ammortamento del debito generato dagli stessi “salvataggi”.
Quando
cominciò la crisi economica mondiale, il debito “pubblico” rappresentava il
120% del Pil greco. Oggi rappresenta il 177%. Questo meccanismo di spoliazione
è tanto perverso che lo stesso Fmi ammette che, perfino applicando ciecamente
tutte le terribili misure di austerità che comporta questo terzo “salvataggio”,
il debito greco arriverà a “circa il 200% del Pil” in meno di due anni.
Tsipras e Syriza hanno fatto un “buon affare”!
L'unità per contrastare il piano di colonizzazione
Il
tradimento di Tsipras e di Syriza non deve provocare demoralizzazione. Tutto il
contrario: deve servire al movimento operaio e alla gioventù disoccupata e
precarizzata per trarre le necessarie lezioni.
Una
di queste è che non è possibile confidare nei meccanismi propri della
democrazia dei ricchi. Il caso greco, in questo senso, è illuminante. Le masse
popolari hanno votato Syriza esprimendo, fondamentalmente, un rifiuto
dell'austerità che continuava ad essere apliccata dai partiti tradizionali,
Nuova Democrazia e Pasok. Più recentemente hanno votato espressamente per il NO
al tentativo colonizzatore della Troika. Tuttavia, nell'emiciclo parlamentare,
il governo di Syriza, alleato dei partiti sconfitti sostenitori del Si, ha
trasformato scandalosamente il NO in un SI' ai dettami del capitale
finanziario.
La
seconda lezione importante è sul ruolo che svolgono i partiti neo-riformisti
(che praticano un riformismo senza riforme) come Syriza in Grecia, o Podemos
nello Stato Spagnolo, o il Blocco di Sinistra portoghese. Esattamente per il
loro programma riformista, sono incapaci di rompere con la logica capitalista,
e a dispetto di qualche frase retorica “anti-austerità”, finiscono col capitolare
–o governare, nel caso della Grecia– al servizio dell'imperialismo e della
colonizzazione dei loro Paesi.
Ignigo
Errejón, considerato il “numero due” di Podemos, ha affermato: «Sosterremo
quello che sostiene il parlamento greco». Come Syriza, il partito Podemos non
ha un orizzonte che vada oltre l'euro: «Era o accordo o uscita dall'euro». La
questione fondamentale, che il riformismo è incapace di accettare è che non
esiste maniera di porre fine all'austerità e evitare la colonizzazione di
Grecia e Spagna e, allo stesso tempo, mantenersi nel quadro dell'euro.
La
bancarotta completa di questi partiti diventa più evidente con le parole dello
stesso Varoufakis: “Quindi si è celebrato il referendum, che ci ha dato nuovo
impulso e ci avrebbe permesso di prendere queste misure, però quella stessa
notte il governo ha deciso che lo scioccante NO del popolo non andava a
rafforzare la nostra risposta, ma che sarebbe servito per fare concessioni
importanti: il nostro primo ministro si sarebbe riunito con i leader politici e
avrebbe accettato che, accadesse quel che accadesse, non ci saremmo mai
mostrati aggressivi. In definitiva, ci siamo arresi. Abbiamo smesso di
negoziare”. Perfino nel terreno del “negoziato”, l'ex ministro
"radicale" del governo di Tsipras non può fare altro che ammettere la
capitolazione di Syriza.
Gli
attivisti onesti devono riflettere sugli avvenimenti in Grecia. La disillusione
verso Tsipras, altamente progressiva, deve trasformarsi in rabbia e in
disposizione alla lotta.
Il
compito in questo momento è unificare le lotte di tutti i settori per
affrontare le misure del piano di aggiustamento che saranno applicate da
Tsipras. È necessario colpire insieme. Unire la classe lavoratrice con i
giovani. Mantenere la mobilizazione in maniera costante, ma in forma
completamente independente, tanto dal governo come da qualsiasi altro partito
padronale.
Dalla
cosiddetta “sinistra di Syriza”, conosciuta come la Piattaforma di Sinistra, è
necessario esigere che rompa una volta per tutte con questo governo e con
questo partito. È già molto tempo che il ruolo dell'ala sinistra di Syriza si
riduce, nella pratica, a legittimare le decisioni di Tsipras. Continuarono così
dopo il vergognoso accordo di febbraio. Che faranno ora? È necessaria una
rottura categorica per lanciarsi senza mezzi termini all'opposizione frontale
contro il governo di Syriza, il principale esecutore dei piani della Troika in
Grecia.
(traduzione dallo spagnolo di Giovanni “Ivan” Alberotanza, dal sito www.litci.org)