di Eduardo Almeida *

Stiamo vivendo una
congiuntura ricchissima e complessa in America Latina. Come sempre, in momenti
come questi, i settori di sinistra sono messi alla prova.
In Brasile ne abbiamo avuto
una prova il 15 marzo e con la convocazione dello sciopero generale per il 28
aprile contro le riforme del lavoro e delle pensioni. Temer ha poco più di sei
mesi di governo, e già vede indici di popolarità simili a quelli di Dilma
Rousseff alla fine del suo mandato.
In Argentina abbiamo avuto,
il 6, il 7 e l’8 marzo, gigantesche mobilitazioni che hanno spinto la
burocrazia sindacale alla convocazione dello sciopero generale del 6 aprile. Si
tratta della più pesante messa in discussione del governo Macri, a poco più di
un anno dal suo insediamento.
Nelle strade del Cile due
milioni di persone hanno protestato contro la nuova legge sulle pensioni. La
legge vigente, che fu promossa da Pinochet, è un riferimento per tutta la
borghesia in America Latina. Ora, il governo Bachelet (alleato al Partito
socialista e appoggiato dal Partito comunista) vuole peggiorare ancora di più
questa legge. Quella di Bachelet, nel paese, è la popolarità più bassa per un
governo dalla fine della dittatura.
In Messico, il governo Peña Nieto ha l’appoggio solo dell’8% della popolazione
(alcuni sondaggi indicano ancora meno), il più basso di tutta la storia del
Paese. Questo ha a che vedere con il disastro del suo governo, che ora sta
realizzando un salto con la capitolazione a Trump. Ossia, Trump sta gettando
più benzina sul fuoco della già grave crisi messicana. Il Paese sta vivendo una
situazione esplosiva. Ci sono state diverse sollevazioni a livello locale, che
hanno portato temporaneamente ad embrioni di doppio potere armato.
Nella Guyana francese,
tuttoggi una colonia, uno sciopero generale a tempo indeterminato scuote il
paese dal 27 marzo.
In Venezuela, il governo
Maduro ha messo in atto una manovra dittatoriale, chiudendo l’Assemblea
legislativa e trasferendo i suoi poteri al Tribunale superiore di giustizia,
nel quale possiede la maggioranza. C’è una crisi nello stesso apparato
chavista, e il procuratore generale del paese, Luisa Ortega, si è pronunciata
duramente contro questa misura. Maduro ha dovuto retrocedere, rendendo più
profonda la crisi del suo governo.
Maduro ha una popolarità bassissima, essendo stato sconfitto dall’opposizione
borghese di destra alle elezioni di dicembre del 2015. Da allora, il governo ha
manovrato per evitare il referendum revocatorio – diritto assicurato dalla
costituzione bolivariana – che lo rimuoverebbe dal potere. Maduro è ripudiato
nella stessa base popolare che diede storicamente sostegno al chavismo.
L’opposizione borghese di
destra teme di mobilitare direttamente le masse perché potrebbe perdere il
controllo del processo. Purtroppo, non esiste alcuna alternativa di massa dei
lavoratori, indipendente dal governo e dall’opposizione di destra.
In Paraguay, diecimila persone ad Asunción (il che equivarrebbe a 240.000
persone a San Paolo) hanno occupato e dato fuoco al congresso nazionale. Il
popolo protestava contro il decreto che rende possibile la rielezione del
presidente Cartes (Partito colorato) e di Fernando Lugo (ex presidente che si
dice di sinistra). È stato come se la mobilitazione del giugno 2013 in Brasile
avesse invaso e incendiato il congresso nazionale a Brasilia. La mobilitazione
ha anche avuto la medesima base sociale di gioventù popolare.
Questo decreto che rende
possibile la rielezione è stato approvato da 25 senatori (quelli che appoggiano
Cartes e Lugo), che si sono riuniti senza alcun oppositore per votare questa
misura.
Il Partito colorato, con
Stroessner alla testa, ha governato il Paese con una dittatura sanguinaria per
35 anni, rieleggendosi con la frode per sette volte consecutive. Per questo, la
rielezione è proibita dalla Costituzione del Paese dal 1992, tre anni dopo la
caduta della dittatura. La popolazione ripudia violentemente la rielezione, e
per questo il popolo gridava “dittatura mai più”.
La crisi dei governi di collaborazione
di classe e anche dei nuovi governi borghesi
Ciò che si può constatare
con questo breve riassunto è che esiste un'instabilità e una polarizzazione
crescente in Paesi chiave del continente, con un’ascesa molto importante delle
masse e spaccature di peso nella borghesia.
Uno scenario completamente
differente da quello che gli stalinisti e i riformisti descrivono come “ondata
reazionaria”. I riformisti parlano di una campagna orchestrata
dall’imperialismo per destabilizzare i “governi progressisti” di Dilma Rousseff,
Kirchner, Maduro, ecc.
In realtà, la crisi dei
governi nazionalisti borghesi (come quello di Kirchner o del chavista Maduro),
così come di quelli di collaborazione di classe diretti dai partiti riformisti,
come il Pt di Dilma in Brasile e il Ps di Bachelet in Cile, non sono frutto
dell’offensiva della borghesia, ma dell’indebolimento dovuto all'applicazione
da parte di quei governi dei piani neoliberali e della rottura delle masse con
essi. L’attuale crisi del Messico (tradizionale governo di destra) e del
Paraguay sono prove del fatto che ciò riguarda i governi di tutte le origini.
Durante i loro governi,
Lula-Dilma, Kirchner e Lugo sono stati appoggiati dalla borghesia e
dall’imperialismo. Lula è stato applaudito da Bush – le forze armate brasiliane
invasero Haiti, al servizio di Bush, nel 2004 – e Obama. Dilma, nel suo primo
mandato, era appoggiata dai governi imperialisti di tutto il mondo.
Però, quando questi governi
perdono popolarità per l'applicazione delle politiche neoliberali, entrano in
crisi profonde e non riescono più ad attuare i piani di austerità, allora
l’imperialismo cerca altre alternative borghesi.
La borghesia e
l’imperialismo utilizzano le crisi dei governi nazionalisti borghesi e di
collaborazione di classe (che hanno
appoggiato in precedenza) per mettere in piedi nuovi governi borghesi di
destra, come quello di Temer (attraverso l’ impeachment)
o di Macri (attraverso le elezioni), che possano continuare ad applicare i loro
piani. Lugo fu destituito in Paraguay con una manovra parlamentare nel 2012, e
nel 2013 fu il colorato Horacio Cartes a vincere le elezioni. Quello che
interessa all’imperialismo è che i governi borghesi applichino i suoi piani
neoliberali.
Dall’altro lato, quello che
deve interessare alla sinistra rivoluzionaria è che i lavoratori rompano, in
maggiore o minore grado, con questi settori riformisti, e che è necessario
disputare queste basi contro le alternative borghesi.
Al contrario di ciò che
dicono i riformisti difensori della teoria dell’ “ondata reazionaria”, i nuovi
e i vecchi governi borghesi della destra rivelano la propria debolezza. Temer
ha già una popolarità vicina a quella di Dilma. Macri è in discesa. Peña Nieto
e Cartes vivono profonde crisi politiche. Ossia, la realtà è che l’America
Latina vive oggi una esacerbazione della lotta di classe, con una forte
polarizzazione e instabilità nei Paesi chiave.
Trump esprime un fenomeno
simile nel cuore dell’imperialismo. Si tratta di un governo di estrema destra,
che è andato al potere per l’indebolimento del Partito democratico durante il
governo Obama. Però, al contrario di quanto i difensori dell’ “ondata
reazionaria” prevedevano, ha generato una reazione importantissima del
movimento di massa, con una mobilitazione di tre milioni di persone nelle
strade un giorno dopo il suo insediamento. Anche Trump ha portato
polarizzazione e instabilità agli Stati Uniti.
Le sfide della sinistra rivoluzionaria e i dilemmi del riformismo
Queste nuove crisi
politiche in America Latina pongono grandi sfide alla sinistra rivoluzionaria.
La mobilitazione unitaria
negli scioperi generali in Brasile (28 aprile) e Argentina (6 aprile) non può
nascondere due strategie differenti. I rivoluzionari del Pstu vogliono lo
sciopero per rovesciare Temer. I riformisti del Pt e del Psol hanno un’altra
strategia che consiste nel dirottare tutto verso le elezioni del 2018. La
maggioranza di questi, rivendicando la necessità di difendersi in una
congiuntura avversa, propongono un fronte ampio per rieleggere Lula nel 2018, e
portare di nuovo il Pt col suo progetto neoliberale al potere! Non vogliono
abbattere Temer, vogliono arrivare fino alle elezioni del 2018. E sono disposti
ad ogni tipo di accordo per negoziare l’impunità di Lula insieme a quella di
Temer e di tutti i capi politici dei principali partiti coinvolti nella
corruzione.
Purtroppo, anche il Po e il
Pts, due partiti trotskisti argentini, hanno una strategia di tipo
elettoralistico. Alla vigilia dello sciopero generale del 6 aprile, i siti
internet di questi partiti continuano ad avere l’occhio fisso alle elezioni,
senza alcun riferimento allo sciopero generale. Il Partido Obrero (Po) ha come
articolo principale un'udienza nella Camera dei Deputati. Il sito del Pts
presenta cinque articoli differenti con il suo candidato presidente, Nicolàs
del Caño.
Basta andare sul sito del
Pstu argentino, un'espressione della sinistra rivoluzionaria in questo Paese,
per osservare la focalizzazione sulla preparazione dello sciopero generale.
I riformisti utilizzano
l’ideologia dell’ “ondata reazionaria” per giustificare il proseguimento
dell'appoggio al Pt, a Kirchner, a Lugo, a Maduro, a Bachelet. La sinistra
rivoluzionaria dev'essere indipendente dai blocchi borghesi e puntare alle
mobilitazioni delle masse.
Ora, i riformisti hanno
alcuni grossi problemi da risolvere. Il primo: dopo gli annunci di golpe e
ancora golpe che non esistevano, cosa hanno da dire il Pt e il Psol sul
Venezuela? È stata o no una manovra dittatoriale quella compiuta da Maduro? Il
silenzio della sinistra riformista è una vergogna. La Ust, una piccola
organizzazione della sinistra rivoluzionaria rivendica “Via Maduro” e
un'alternativa dei lavoratori, indipendente dall’opposizione borghese di
destra.
E Lugo? Cosa hanno da dire
il Pt e il Psol sulla mobilitazione che ha incendiato il congresso paraguaiano?
Il Fronte ampio (il partito
di Lugo) dice che la popolazione che è scesa nelle strade è di “estrema
destra”. In Brasile, il PCdB e Breno Altman del Pt appoggiano questa menzogna.
Hanno legittimato in questo modo la repressione delle manifestazioni, che ha
causato centinaia di arresti e feriti oltre ad un morto ammazzato dalla
polizia.
In Paraguay esiste una
divisione nella borghesia, della quale si è approfittato il movimento di massa.
Il Plra [Partito liberale radicale autentico] – dell’opposizione borghese – si
è posto contro l’accordo Cartes-Lugo. Questo partito è tanto borghese quanto il
Partito colorato di Cartes, con esso Lugo ha fatto un accordo, però è molto
meno odiato perché non sta al governo. E sono stati i senatori di questo
partito che si sono sollevati contro la votazione fraudolenta dell’emendamento
che rende possibile la rielezione. A partire da lì, si è verificata una
mobilitazione popolare e l’invasione del congresso che ha scavalcato
completamente questo partito borghese e obbligato Cartes a rimuovere il
ministro degli Interni e il capo della polizia.
In questo momento esiste un
processo di mobilitazione molto importante nel Paese, che già ha assunto “Via
Cartes” come bandiera. È necessario puntare su questa mobilitazione, in forma
indipendente dal Plra. Il Pt paraguaiano (un partito rivoluzionario di
sinistra, l’opposto del Pt brasiliano) è il partito della sinistra
rivoluzionaria che scommette su questa mobilitazione, al contrario della
maggioranza riformista.
I sostenitori di Lugo sono
alleati al governo del Partito colorato, il maggiore sostenitore della
borghesia e della corruzione nel Paraguay. La sinistra latinoamericana non può
più farsi portatrice di questa gravissima macchia.
Come sempre, gli scenari e
le grandi crisi politiche mettono alla prova le correnti di sinistra. I
rivoluzionari guardano a questo processo come a un'opportunità molto
importante; la sinistra riformista affronta tutto questo collocandosi in difesa
dei regimi e dei governi borghesi, con l’argomento dell’ondata reazionaria.
Oggi più che mai è
fondamentale una politica di classe, indipendente dalle fazioni borghesi in
competizione. Persino i Paesi che sono più indietro nella lotta di classe
stanno evidenziando delle divisioni interborghesi, che (le fazioni borghesi,
n.d.t.) pretendono di risolvere sul terreno elettorale. La sinistra riformista
latinoamericana è responsabile del fatto che settori della borghesia abbiano
canalizzato, fino ad ora, il ripudio delle masse ai piani di miseria capitalista,
in quanto hanno posto tutte le loro forze nell’appoggio a supposti governi
“progressisti”, trascinando importanti settori di massa nel pantano della
democrazia borghese, nel quale affondano ogni giorno di più.
È l’ora di costruire
un'opposizione di classe e rivoluzionaria, intervenendo nei processi, affinché
si approfondisca sempre di più all'interno di essi la demarcazione tra le forze
rivoluzionarie e quelle controrivoluzione.
* Dal sito della Lit-Quarta Internazionale: www.litci.org
(traduzione di Nico Buendia)