
La nuova tassa sul permesso di soggiorno viene ad aggiungersi ad anni di leggi e decreti razzisti, emanati sia dai governi di centrodestra sia da quelli di centrosinistra. Con l’aggravarsi della crisi economica, il sistema capitalista tende a scaricare i costi della crisi sulle spalle della classe lavoratrice, in particolare sui suoi strati più sfruttati: i lavoratori immigrati. Il capitale ha necessità di forza-lavoro sempre più ricattabile: il fatto che il permesso di soggiorno sia legato al contratto di lavoro è un mezzo con cui i capitalisti cercano di trasformare i lavoratori immigrati in veri e propri schiavi. La condizione di semischiavitù e ricatto in cui si trova gran parte della forza-lavoro immigrata, associata all’utilizzo di contratti di lavoro precari, rende difficile la stessa sindacalizzazione dei lavoratori: chi sciopera, chi s’iscrive al sindacato, chi rifiuta condizioni di lavoro disumane rischia non solo il licenziamento, ma anche l’espulsione.
Inoltre, i capitalisti utilizzano e fomentano il razzismo al fine di creare divisioni all’interno della classe lavoratrice: fanno credere che il lavoratore straniero sia la causa della condizione di miseria del lavoratore italiano al fine di trasformare gli immigrati in capri espiatori della crisi del sistema. In questo modo, indeboliscono il fronte dei lavoratori, favorendo le divisioni all’interno della classe. Dovrebbe essere compito delle direzioni politiche e sindacali spiegare agli sfruttati che lavoratori immigrati e italiani fanno parte della stessa classe lavoratrice; che le lotte, per essere vincenti, devono essere unitarie. Invece, sono spesso le stesse burocrazie sindacali a favorire le divisioni. Basta ricordare che i lavoratori immigrati sono spesso i primi a dover pagare i costi degli accordi truffaldini tra burocrati sindacali (inclusi quelli della Cgil), padroni e amministratori: i lavoratori immigrati, di solito assunti con contratti precari, sono quelli che vengono licenziati per primi. Padroni e burocrati spiegano ai lavoratori italiani che licenziare il lavoratore immigrato serve per conservare il posto di lavoro dell’italiano: la verità è che dopo l’immigrato, anche il lavoratore italiano verrà licenziato. Il padrone, grazie alla concertazione, va all’incasso sulla pelle dei lavoratori.
La condizione in cui si trovano oggi i lavoratori immigrati è l’esito delle politiche dei precedenti governi, politiche che l’attuale governo Monti non intende mettere in discussione. Dalla legge Turco-Napolitano (del primo governo Prodi, un governo di centrosinistra), votata anche da Rifondazione comunista, che ha istituito i famigerati Centri di Permanenza Temporanea, alla legge Bossi-Fini (del successivo governo Berlusconi) che ha aggravato ulteriormente le politiche razziste; dal pacchetto sicurezza proposto in parlamento da Amato e Ferrero (l’attuale segretario del Prc!) che dava il via libera alla caccia ai rom, fino alle misure xenofobe di Maroni (con il reato di clandestinità e il prolungamento del periodo di detenzione nei lager rinominati “Cie”): gli attacchi agli immigrati hanno visto complici tutti i partiti politici che, direttamente o indirettamente, sostengono i governi della grande borghesia italiana.
Si tratta di leggi che ritroviamo anche in quasi tutti i Paesi dell’Unione Europea, attuate indifferentemente da governi di centrosinistra e di centrodestra. Squallidi e ipocriti sono oggi gli attestati di solidarietà che provengono da quegli ex parlamentari di Rifondazione Comunista e di Sel (ma anche di piccole organizzazioni come il Pcl -1) che hanno emanato le leggi che hanno contribuito a trasformare gli immigrati in schiavi senza diritti.
Tanto più per la condizione di ricatto in cui sono costretti a vivere gli immigrati, sono particolarmente importanti le coraggiose manifestazioni di protesta e le lotte che hanno come protagonisti proprio i lavoratori immigrati. Dalla rivolta di Manduria (che ha visto i nostri militanti del Pdac al fianco degli immigrati in fuga dal lager di Vendola e Berlusconi) alle occupazioni della gru a Brescia e della Torre a Milano; dalle tante lotte nelle fabbriche che hanno protagonisti lavoratori immigrati fino alle recenti partecipate manifestazioni antirazziste dopo l’assassinio di Firenze: i lavoratori immigrati non hanno paura di alzare la testa contro la violenza dello Stato, dei padroni, delle squadracce razziste.
Il Partito di Alternativa Comunista esprime la propria piena solidarietà militante alle lotte degli immigrati. E’ necessario organizzare l’unità delle lotte dei lavoratori nativi e immigrati, fino a respingere le leggi razziste e xenofobe.
Per questo rivendichiamo:
* Ritiro della tassa sul permesso di soggiorno!
* Diritto di cittadinanza e di voto per tutti gli immigrati!
* Ritiro di tutte le leggi razziste, dalla Turco-Napolitano alla Bossi-Fini!
* Ritiro delle leggi sulla sicurezza, che sono leggi xenofobe (il cosiddetto pacchetto Amato-Ferrero-Bossi-Maroni)!
* Chiusura immediata dei Centri di identificazione ed espulsione e di tutti i lager per gli immigrati!
* Parità di trattamento salariale tra lavoratori immigrati e nativi!
* No al razzismo, espressione del capitalismo in decadenza!
Note
(1) Edo Rossi, dirigente nazionale del gruppo di Ferrando, il Pcl, ha votato ai tempi del primo governo Prodi, quando era parlamentare di Rifondazione, l’istituzione dei Centri di Permanenza Temporanea.