
Soprattutto, da un paio di anni sta venendo meno la pace sociale che i governi di Lula e Dilma hanno garantito per lunghi anni, a tutto vantaggio dei profitti delle multinazionali. Oggi, il governo vive una profonda crisi politica, che si esprime anzitutto in una netta rottura tra la classe operaia e il Pt (il partito di Lula e Dilma). Settori della borghesia brasiliana e internazionale, che per anni si sono arricchiti grazie ai generosi regali del governo di centrosinistra, oggi cominciano a pensare a un possibile ricambio. Per questo, i partiti della destra stanno tentando un'operazione di impeachment al fine di mettere in discussione gli attuali assetti governativi o comunque prepararsi per cercare di vincere alle prossime elezioni.
Ma ciò che è più interessante è ciò che si muove sul versante operaio e della lotta di classe: il Paese è in fibrillazione, crescono le lotte e settori sempre più ampi della base del Pt e della Cut (il sindacato burocratico maggioritario, legato al Pt) stanno rompendo con il governo. In questo quadro, un ruolo importante possono giocare i rivoluzionari.
La nostra organizzazione internazionale - la Lega Internazionale dei Lavoratori-Quarta Internazionale, che ha sezioni in più di trenta Paesi, nei quattro continenti - ha in Brasile il suo partito più grande, il Pstu, che conta alcune migliaia di militanti e un ruolo di direzione delle principali lotte operaie del Paese. Il Pstu è riconosciuto (anche dagli avversari) come il più grande partito che si richiama al trotskismo a livello internazionale.
Il viaggio è iniziato a Fortaleza, città molto ospitale dalle tradizioni tipiche del Nord Est, dove spicca subito una forte contraddizione tra i ricchi quartieri turistici - dove gli italiani sono tristemente noti per le loro abitudini maschiliste, il famigerato "turismo sessuale" - e la povertà estrema della città. Il Pstu a Fortaleza ha un notevole radicamento tra gli operai della costruzione civile, che ne costituiscono la colonna portante. Ma forte è anche la presenza del partito tra le operaie del settore tessile, i lavoratori del trasporto locale ("rodoviarios"), i lavoratori della sanità e della scuola. Il soggiorno a Fortaleza è iniziato subito con la sveglia puntata alle 3 del mattino, per partecipare a un atto di protesta, organizzato dalla sezione locale del Pstu, contro le restrizioni degli spazi di rappresentanza democratica che il governo cerca di imporre (col consenso della maggioranza dei partiti rappresentanti in Parlamento, tra cui il Psol, partito riformista che è formalmente all'opposizione del governo ma che oggi, nei fatti, difende Dilma paventando il "pericolo delle destre"!). La protesta si è svolta all'aeroporto cittadino, con la partecipazione di decine di militanti del Pstu.
A luglio, nei giorni del referendum, gli occhi di tutto il mondo erano puntati su quello che accadeva in Grecia, e anche in Brasile i compagni mostravano grande attenzione alla lotta di classe nel Vecchio Continente. Per questo, una serata a Fortaleza è stata dedicata a una discussione sulle lotte in Europa e, in particolare, alla situazione rivoluzionaria della Grecia: così è stata organizzata una assemblea in cui mi è stato chiesto di illustrare la situazione politica e sociale dell'Europa.
Ma il momento più importante del viaggio a Fortaleza è stato conoscere da vicino la vita operaia, in particolare quella dei lavoratori dei cantieri edili, dove la Csp Conlutas (il più grande sindacato di base del mondo, con 3 milioni e mezzo di affiliati) è il principale sindacato.
La visita è iniziata alle 5 del mattino presso la locale sede del sindacato degli operai della costruzione civile (affiliato alla Conlutas), dove tutti i giorni, a quell'ora, si danno appuntamento gli attivisti del sindacato, molti di loro militanti del Pstu. E' infatti estranea allo spirito del sindacalismo conflittuale del Brasile l'ostilità che spesso si incontra anche nei sindacati di base qui in Italia nei confronti dei partiti di classe, persino quelli rivoluzionari: l'attività politica e l'attività sindacale, in Brasile, vanno di pari passo, poiché è forte tra i lavoratori la consapevolezza che il Pstu raggruppa la parte più avanzata della classe operaia, la cui direzione è quindi ritenuta fondamentale anche in ambito sindacale.
Le assemblee sindacali nei cantieri edili si svolgono alla mattina presto, prima di lavorare, a partire dalle 6, nei locali destinati alla colazione (la colazione sul posto di lavoro è stata una conquista ottenuta con le lotte). Gli attivisti del sindacato che mi hanno accompagnato al cantiere (militanti del Pstu e grandi oratori, particolare che colpisce se si pensa che alcuni di loro hanno imparato a leggere e scrivere nelle sedi del partito) hanno aperto l'assemblea invitando i lavoratori a lottare contro il governo Dilma: invito che è stato accolto con numerosi applausi. Del resto, appena entrata, alcuni operai mi hanno subito chiesto di andare a spiegare anche in Italia perché bisogna sostenere il "Via Dilma"... impegno che non mancheremo di rispettare.
Nel mio intervento in assemblea, ho parlato delle lotte in Italia (in particolare le lotte degli operai della logistica, tra le più dure nel nostro Paese) e portato la solidarietà del coordinamento No Austerity.
La visita a Fortaleza si è conclusa con un caloroso scambio di saluti internazionalisti, che i compagni della costruzione civile hanno voluto suggellare con un dono originale: la "rapadura": zollette di zucchero di canna raffermo che servono per darsi la carica durante gli scioperi e le lotte...
Ho poi fatto tappa a San Paolo, dove ho partecipato ad alcune riunioni del Pstu ma anche a una festa tradizionale dei lavoratori della metropolitana di San Paolo (Sindacato dei "metroviarios", maggioritario tra i lavoratori della metro della città, anch'esso affiliato alla Conlutas), famosi in tutto il mondo per aver promosso uno sciopero a oltranza nei giorni dei mondiali provocando quello che la stampa italiana ha definito "il più grande ingorgo della storia". Qui ho incontrato, tra gli altri compagni, Altino Prazeres, leader della lotta di cui si parlò anche sulla stampa nostrana. Altino è un dirigente del Pstu.
A Sao José ho avuto la possibilità di partecipare a uno sciopero alla Sun Tech, impresa dove sono impiegate solo donne, in lotta per chiedere aumenti salariali. Centinaia di donne, combattive e determinate, hanno accolto con applausi gli appelli dei compagni a lottare contro il governo Dilma e le sue politiche di austerity. Così come hanno accolto con entusiasmo la solidarietà dall'Italia che ho portato loro, nella consapevolezza di una comune lotta contro sfruttamento e maschilismo. Il tutto è stato suggellato da uno scambio di magliette: al posto della maglietta di No Austerity ho avuto una maglietta simbolo della lotta delle compagne brasiliane contro il maschilismo.
Ma difficilmente i compagni e le compagne del Pstu, in prima fila nella costruzione della Conlutas, dedicano le loro mattine a un solo sciopero. E infatti, quello stesso giorno, oltre a portare solidarietà alle operaie della Sun Tech, siamo stati anche al picchetto dei lavoratori della Sany, multinazionale cinese. I lavoratori erano in sciopero da una settimana, con momenti di occupazione della fabbrica, dopo i quali l'azienda ha pensato di licenziare in tronco decine di lavoratori e lavoratrici. Mentre eravamo lì, gli operai hanno organizzato un'assemblea davanti ai cancelli, durante la quale la polizia militare, che spesso si presenta in assetto antisommossa in occasione degli scioperi, ha tentato di intimidire i presenti intimando loro di rientrare a lavorare.
La generosa ospitalità dei compagni del Pstu e della Csp Conlutas si è conclusa con un incontro con i compagni della General Motors, che hanno espresso un messaggio solidale alle lotte contro la repressione in FCA (Fiat Chrysler) in Italia e nel mondo, ricevendo a loro volta, per mio tramite, un saluto scritto dall'Italia dagli operai della Ferrari e della Sevel.
Il viaggio in Brasile ha avuto come ultima tappa la bellissima Rio de Janeiro, dove il Pstu ha un radicamento storico, con due delle principali sedi cittadine collocate nel pieno centro della città, la famosa Lapa.
Sono intervenuta portando la solidarietà dall'Italia e, soprattutto, raccontando le nostre lotte contro la cattiva scuola di Renzi. Lotte che, il giorno dopo, ho raccontato anche ai colleghi insegnanti del sindacato Sepe di Rio, con cui ci siamo scambiati informazioni sulla situazione della scuola nei rispettivi Paesi. Abbiamo riscontrato una sostanziale analogia tra le politiche di privatizzazione e precarizzazione in Italia e in Brasile: là come da noi le politiche di austerity si traducono, anzitutto, in pesanti tagli alla scuola pubblica e in una precarizzazione del personale. Le condizioni di lavoro del personale della scuola in Brasile sono molto pesanti: classi con 40 alunni, orari di lavoro massacranti in diverse scuole, molti anni di lavoro precario (anche se non tanti quanti in Italia: restavano tutti stupiti nel sentire che io sono precaria da più di dieci anni!). E' per questo che gli insegnanti hanno animato, negli ultimi mesi, alcune delle lotte più dure: nello Stato di San Paolo hanno organizzato uno sciopero prolungato di circa tre mesi. Una dirigente del sindacato, militante del Pstu, mi ha intervistata sulle lotte contro la cattiva scuola di Renzi in Italia: l'intervista è stata trasmessa ad una radio ascoltata in tutte le favelas della regione.
Ma Rio non è solo teatro di lotte contro lo smantellamento dell'istruzione pubblica. I compagni del Pstu intervengono e dirigono le lotte dei "petroleros", cioè gli operai dei cantieri navali, che a Rio rappresentano la principale componente del proletariato di fabbrica. Una mattina ho partecipato coi compagni a un picchetto davanti a uno dei principali cantieri navali della città, dove un centinaio di operai, messi in ferie forzate, attendevano di sapere la loro sorte: qui gli operai scoprono di essere stati licenziati quando, tornando al lavoro, scoprono che il badge non funziona... Molti di loro sono rimasti fuori dalla fabbrica e il partito li ha invitati a partecipare allo sciopero del giorno dopo.
Il mio viaggio di lotta in Brasile si è concluso proprio il 25 luglio, con la giornata di sciopero nazionale dei "petroleros" contro il piano di privatizzazione del governo: abbiamo partecipato dalle prime ore dell'alba a un picchetto (definito subito dai compagni "picchetto internazionalista", per la mia presenza) davanti ai cancelli di un cantiere situato in una splendida baia. Anche qui, ho portato agli operai in sciopero la solidarietà dall'Italia, ricordando l'analoga dura lotta degli operai della Fincantieri in Italia.
Il soggiorno a Rio de Janeiro è stato, come nelle altre città del Brasile, caratterizzato costantemente da una forte attenzione per quanto stava accadendo in Grecia. Proprio in quei giorni Tsipras compiva il tradimento della grande vittoria del No al Referendum e il Pstu ha organizzato una iniziativa pubblica in una delle sedi centrali, approfittando della mia presenza dall'Europa. La sala era piena, con molta gente in piedi (circa 130 persone) e ci sono state molte domande e interventi. E' stata condivisa la necessità di costruire un'alternativa rivoluzionaria in Grecia, a partire dalla costruzione di un'opposizione di classe al governo Tsipras.
Oggi, dopo un decennio di pace sociale che ha permesso alla borghesia brasiliana e internazionale di arricchirsi, i nodi vengono al pettine: la classe operaia è in rottura col governo e col Pt. Se è vero che i partiti borghesi di destra cercano di approfittarne per tornare a governare, è anche vero che il Pstu, grazie al suo programma rivoluzionario e al fatto di essere parte di una Internazionale in crescita, può giocare una partita importante, con la possibilità concreta di dirigere la protesta di classe contro il governo. E' una battaglia che dobbiamo sostenere internazionalmente, al fianco degli operai brasiliani che gridano "Via Dilma!".
