Siria
Le elezioni di sangue di Assad
di Elisa Marvena e Gabriel Huland (*)
Più di 20 città nel mondo hanno condiviso la campagna internazionale Blood Elections (elezioni di sangue) organizzata da attivisti della Siria e di altri Paesi del mondo.
Denunciamo la farsa elettorale, celebrata il 3 giugno, montata da Assad con l'obiettivo di legittimarsi e deviare l'attenzione dai costanti bombardamenti ed attacchi con armi chimiche sulla popolazione delle zone liberate che non sono ormai sotto il suo controllo.
La sua ipocrisia arriva al limite dell'irrazionalità e della psicopatia perché crede che ingannerà il mondo con questa farsa elettorale della quale si sa già il risultato. Da decenni questa è la prima volta che c'è più di un candidato, anche se gli altri due fanno parte di gruppi fedeli ad Assad, dato che il resto dei possibili candidati rivali sono stati esclusi dal Tribunale Costituzionale. Maher Abdul Hafez Hajjar, ex militante del Partito Comunista e parlamentare membro di un'importante famiglia del nord di Aleppo, è uno dei partecipanti alla farsa. Hassan Abdullah al-Nouri, giurista ed ex leader della camera dell'industria della Siria è l'altro complice del macellaio di Damasco. A nessuno dei due candidati è permesso di dire che possono governare meglio di Bashar Al Assad e nelle interviste su mezzi di informazione non hanno che parole di elogio verso l'attuale presidente e la maniera in cui sta agendo di fronte alla “crisi” nazionale.
Non solo le elezioni sono illegittime per il teatro montato coi candidati o per i crimini contro l'umanità commessi dal regime che li convoca (con più di 300.000 morti, altrettanti detenuti illegalmente, 18.000 assassinati sotto tortura e due delle città più grandi del paese, Aleppo e Homs, letteralmente ridotte in macerie) ma inoltre circa la metà dei siriani e siriane non potrà nemmeno votare in queste elezioni fraudolente che si svolgeranno solo nelle zone sotto il controllo di Assad, escludendo gli abitanti delle aree controllate dai ribelli. Dei 3,5 milioni di rifugiati fuori dalle frontiere siriane, potranno votare soltanto coloro i quali siano legalmente registrati nelle ambasciate, il che significa che l'immensa maggioranza non voterà o si vedrà obbligata a farlo per paura di rappresaglie. D'altro canto, in Siria, le poche scuole ed università che continuano a funzionare hanno messo gli esami finali nelle date dell'elezione per forzare gli studenti a votare il maggiore criminale di guerra del secolo XXI. Persino l'Onu, la Coalizione Nazionale e i Paesi membri del Gruppo degli Amici della Siria hanno condannato le elezioni. L'Els ed altri gruppi rivoluzionari che continuano ad agire in Siria hanno fatto la stessa cosa.
L'evento internazionale di denuncia delle elezioni sotto l'hashtag #BloodElections, creato da un gruppo di attivisti siriani, ha raccolto e coordinato tra loro attivisti da Stati Uniti, Brasile, Argentina fino all'Indonesia, passando per la maggioranza delle capitali ed altre città europee e del nord Africa. A Barcellona si è realizzata una concentrazione in Piazza Catalunya contro le elezioni, in cui si è diffusa l'informazione sul massacro in Siria e si è spiegata la situazione attuale della rivoluzione. Siriani, marocchini, catalani, iraniani e yemeniti, tra gli altri, hanno partecipato e mostrato la loro indignazione rispetto a queste elezioni di sangue. Si sono svolte inoltre manifestazioni a Madrid, Granada e Siviglia.
Corrente Rossa (sezione spagnola della Lit) e la LIT-Quarta Internazionale si sono unite alle iniziative, sostenendo che l'unica via di uscita per le masse popolari siriane è sconfiggere il regime dittatoriale vigente nel Paese da più di 40 anni.
(*) dal sito della Lit-Quarta Internazionale www.litci.org