Egitto
Sulla condanna a morte dei simpatizzanti
della Fratellanza musulmana
di Ronald León (*)
Il "processo" che ha preceduto questa condanna in blocco è durato solo tre giorni e gli accusati non hanno avuto alcun diritto alla difesa. In realtà, durante le udienze processuali neanche è stata presente la maggioranza degli accusati.
Questa sentenza si inscrive nel quadro di un filone processuale più ampio che include 683 seguaci della Fratellanza musulmana, tra essi il suo massimo leader, Mohamed Badie.
Rispetto a questo fatto, esprimiamo il nostro ripudio per la condanna.
Concordiamo con il sentimento di giusta ripulsa che la maggioranza dei lavoratori e delle masse popolari egiziane prova verso la Fratellanza musulmana, a causa del suo disastroso governo neoliberale, repressivo e corrotto. Concordiamo anche sul fatto che Morsi e la Fratellanza devono pagare per i loro crimini contro le masse popolari. Tuttavia, non può essere accettata una sentenza di tale natura che colpisce centinaia di persone in maniera indiscriminata con un processo sommario.
Il regime, con questo tipo di misure, cerca di recuperare il terreno che ha perso dalla caduta di Mubarak e di dimostrare “chi comanda” in Egitto, vuole infondere il terrore nell'insieme del movimento di massa.
Inoltre, ciò si produce nel quadro della riapparizione della classe operaia organizzata nello scenario politico, che da due mesi è protagonista di un'ondata di scioperi che coinvolge oltre 100 mila lavoratori di varie città e provenienti dai più diversi settori (tessili di Mahalla, autisti di autobus, lavoratori della sanità, dell'acciaio, funzionari pubblici, ecc.).
Il regime tenta, con l'annuncio di questa condanna, di spostare i riflettori da quest'ondata di lotte e così frenarle. Allo stesso tempo, cerca recuperare il suo prestigio (che comincia ad essere messo in discussione dai lavoratori) e prova a posizionarsi meglio in prossimità delle elezioni, esattamente su un terreno nel quale ha molto margine di appoggio tra le masse e rispetto al quale i militari possono presentarsi come i “salvatori” della nazione: la repressione dei Fratelli musulmani.
Per questi motivi, senza appoggiare le mobilitazioni per il ritorno al potere di Morsi e mantenendo la rivendicazione del processo e della condanna per tutti i crimini commessi da tutti i dirigenti della Fratellanza, il movimento di massa egiziano deve respingere questa sentenza nel quadro della prosecuzione delle sue lotte contro la dittatura militare.
(*) dal sito della Lit-Quarta Internazionale, traduzione dallo spagnolo di Mauro Buccheri