di Francesco Ricci

Tre sono i documenti: quello della maggioranza guidata da Paolo Ferrero (l'ex ministro alla Solidarietà sociale nel secondo governo imperialista di Prodi), quello di Falcemartello e quello di un pezzo critico staccatosi dalla maggioranza. Ci sono poi gli emendamenti dell'area più consistente dopo quella di Ferrero, facente capo a Grassi.
Sono dunque quattro le correnti in lotta tra loro. Accomunate da un orizzonte riformista (o semi-riformista nel caso di Falcemartello) ma divise sulle prospettive di Rifondazione, per quanto tutte consapevoli che questo congresso potrebbe essere l'ultimo prima di un'ulteriore esplosione di quanto resta del partito o di un collasso per emorragia.
Il congresso si fa sul numero di iscritti del 2012: circa 30 mila. Un numero apparentemente ampio se non lo si comparasse con le cifre raggiunte fino a qualche anno fa da Rifondazione (oltre 150 mila) e se non fosse noto che non si tratta di attivisti: tanto che al congresso parteciperanno (non abbiamo ancora i numeri conclusivi mentre scriviamo) circa in diecimila. Di questi diecimila, secondo stime interne attendibili, al più un migliaio sono gli attivisti, cioè quelli che fanno una qualche attività periodica anche sporadica e un po' più della metà di mille coloro che fanno un'attività continuativa. Parliamo cioè di circa un ventesimo di quanto era Rifondazione prima dei disastri politici cui l'hanno condotta i vari Ferrero, Grassi.
L'opzione più chiara appare quella indicata con gli emendamenti da Grassi (che ha dalla sua poco meno della metà della "maggioranza"): ricucire con Sel per essere riammessi in qualche modo nel centrosinistra. Spira forte, da queste parti, la nostalgia per la Rifondazione che aveva un qualche ruolo di governo. C'è la consapevolezza che quella stagione non tornerà ma anche la speranza che un qualche strapuntino per qualche dirigente ancora si possa trovare. Apparirà forse impietosa questa descrizione ma risulta difficile attribuire a Grassi progettualità più elevate.
La terza mozione (inizialmente dovevano essere degli emendamenti al documento di Ferrero, ma il regolamento non consentiva in questo modo di "contarsi") cerca di raccogliere un legittimo e ampio scontento della base, anche se non propone nei fatti nulla di alternativo al vago orizzonte nebuloso di Ferrero (che è "ricostruire la sinistra d'alternativa") e sembra essere (nelle intenzioni implicite dei dirigenti che la promuovono) una manovra congressuale per guadagnare posti nel futuro gruppo dirigente. Il tutto è però condito con un linguaggio più radicale di quello di Ferrero: molti richiami alla "classe" peraltro mescolati con i richiami alla Costituzione borghese e a un non ben definito "comunismo novecentesco" che non esclude dalla foto di famiglia nemmeno lo stalinismo.
Certo è che la mozione "intermedia" sta limitando fortemente gli spazi dell'unica altra posizione, quella di Falcemartello, effettivamente distinta da quella di Ferrero e da quella di Grassi. La "terza mozione" è (a congressi in via di conclusione) attorno al 15%, quella di Falcemartello è solo al 10%.
In realtà Falcemartello sta con un piede in Rifondazione e uno fuori. Aspetta e spera che Landini si decida a formare un "partito del lavoro" che dovrebbe nascere (secondo loro) da una rottura di un settore della Cgil con il Pd. Consapevole che Rifondazione non durerà ancora a lungo, il gruppo dirigente di Falcemartello cerca un ambito più largo dove proseguire per i prossimi decenni la propria infinita attività "entrista" nelle organizzazioni considerate "naturali" del movimento operaio. In attesa degli eventi e proseguendo nel frattempo la propria comoda routine con qualche non sgradita postazione nell'apparato della Cgil.
Il Pdac, come ripetiamo sempre, non ha la pretesa di essere il partito che manca: è però uno strumento importante in quella direzione, grazie alla battaglia controcorrente e all'accumulazione di quadri giovani, determinati e inseriti nelle lotte che abbiamo raccolto in questi anni attorno a un programma rivoluzionario, in stretta connessione con la costruzione, su scala internazionale della principale e più dinamica organizzazione rivoluzionaria oggi nel mondo, la Lit-Quarta Internazionale, che svolge un ruolo di prima fila o anche dirigente (si pensi al Brasile) nelle lotte in corso.
Diversi compagni provenienti da Rifondazione hanno deciso di entrare in queste settimane nel nostro partito; tanti altri hanno aperto con noi un confronto. Come Pdac siamo disponibili a confrontarci con singoli e con strutture locali di Rifondazione. Siamo convinti infatti che la discussione sulla costruzione di un partito rivoluzionario non sia cosa che riguardi solo noi ma tutti i lavoratori e i giovani che fanno militanza politica per cambiare il mondo.